Tra due scelte

Yaoi, (forse, ora vedo)NC-17, LavixKanda

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  1. smartis'16
     
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    TRA DUE SCELTE

    L’ABBANDONO

    Era una giornata come tutte le altre. Gli esorcisti che non erano in missione si riposavano in mensa, giocando a carte o scacchi coi Finder, i responsabili della scientifica correvano avanti ed indietro cercando libri o tentando di fermare un qualche nuovo robot impazzito. Insomma … tutto nella norma. Era talmente rilassante che Lavi si era sdraiato su una delle panche della sala e stava dormicchiando beatamente con un libro sopra il viso che creava un po’ di oscurità. Non amava dormire da solo. Da quando era piccolo non c’era più riuscito … aveva bisogno sempre di dormire con qualcuno attorno che dormiva come lui o si affaccendava … quale posto migliore della mensa?
    Quel giorno non aveva missioni per fortuna, così che potesse godersi un sanissimo riposo. Dall’ultima missione era uscito un po’ malconcio e aveva i muscoli ancora indolenziti … ma almeno non era morto. Era ancora vivo e allegro come sempre. Era uscito soltanto con una caviglia slogata, qualche ferita e una costola incrinata … ma niente di che. La scocciatura erano le stampelle con cui doveva camminare.
    Sentiva la voce di Allen che si lamentava con Jhonny perché aveva appena perso a Majhong. Lavi incurvò le labbra in un piccolo sorriso.

    Tre … due … uno …

    Come aveva appena previsto, la voce di Kanda trillò spazientita per il casino che stava facendo Allen … e ricominciarono la solita litigata dalla “Moyashi” al “Bakanda”.
    Aprì il proprio occhio, guardando la pagina su cui era arrivato a leggere che era talmente vicina da non riuscire a distinguere le lettere. Alzò una mano e si tolse il libro dal volto, alzandosi e guardandosi attorno un po’ assonnato. Mentre si stava scuotendo i capelli per “rimetterseli a posto”, sentì una voce chiamarlo.

    -buongiorno Lavi XD dormito bene?- chiese Jhonny, un po’ spaventato dal litigio di Allen e Kanda: aveva paura di finirci in mezzo. Ormai tutti erano abituati alle loro litigate, ma c’era sempre l’incombente pericolo di rimanere senza capelli … o senza testa direttamente. Per fortuna, tutti scappavano prima che ciò accadesse … a parte lui che spesso ci rimetteva perché tentava di fermarli. Alla fine, però, lo divertiva.

    -così così … - rispose, stiracchiandosi pigramente. Sentì la costola fargli male, così che abbassò di scatto le braccia con un gemito. Fece finta di niente e guardò da Jhonny ai due compagni con un largo sorriso. - Yu-chan e Allen-kun stanno facendo un po’ di casino, per cui è difficile dormire..- Quando li riguardò… rabbrividì. I due in questione lo stavano fulminando con lo sguardo.
    Addio mondo.
    Sobbalzò, arretrando di un poco, iniziando a sudare freddo.

    -sta zitto Baka Usagi… - dissero in coro. Lavi alzò le mani in segno di resa, sorridendo nervosamente.

    –ehi ehi ^^’’ calmatevi dai … - vedeva un’aurea minacciosa dietro di loro che sembrava fosse abbastanza omicida.

    Andarono avanti così per tutta la mattinata. Dopo aver assistito ad un divertente teatrino delle litigate epiche fra i due, decise di andare in camera a finire di leggere alcune scartoffie … o il vecchio stavolta lo uccideva sul serio. Quella mattina non aveva avuto voglia di studiare : dopo una missione aveva voluto riposarsi un poco, per poi riprendere nel pomeriggio. Il vecchio panda non se ne sarebbe neanche accorto.
    Mentre camminava … perdon … “zoppicava” tranquillamente per i corridoi, sentì due voci … e una lo fece gelare. Il vecchio!!!!
    Iniziando a sudare freddo, col cuore che batteva forte per la paura di essere scoperto, si nascose dietro a delle piante in un angolo, facendo ben attenzione a che il vecchio non lo vedesse. Cavolo, se lo beccava fuori dalla camera che non adempiva i suoi compiti … erano guai seri!! Poteva dire addio alla sua testa: lo avrebbe picchiato sicuro nonostante fosse ferito.
    Stava parlando con Komui, lo riconobbe dalla voce. I loro passi riecheggiavano tra le pareti, così come per le loro voci stranamente basse. L’eco del corridoio vuoto, permise a Lavi di capire che cosa si stavano dicendo man mano che il rumore dei loro passi aumentava di volume.

    -ma ne è sicuro?- chiese la voce di Komui, affrettata, preoccupata.

    -mai stato così sicuro in vita mia.- la voce del vecchio. Era la solita, fredda, distaccata … normale.

    -ma perché? Lavi ci rimarrà malissimo, lo sa?-

    Ehi … aspetta un secondo. Stavano parlando di lui. Lavi sgranò gli occhi e divenne confuso. Perché stavano parlando di lui? Riguardo cosa? Tese le orecchie, ormai attirato da quella conversazione come una calamita. Non poteva più fare a meno di ascoltare le loro parole.

    -gli servirà, mi creda Supervisore.-

    -ma non lo vuole neanche incontrare?- cercava di convincerlo. Incontrarlo? Perché mai avrebbe dovuto avere il desiderio di vederlo? Erano in camera assieme, si vedevano tutti i giorni a meno che non ci fossero missioni.

    -no, sarebbe peggio. Non me lo permetterebbe mai e io voglio che lui stia qui. Mi seguirebbe sicuramente.-
    Passarono proprio accanto a lui e Lavi fra le foglie vide in viso il vecchio. Aveva il volto abbassato, gli occhi fissavano il pavimento, la fronte era aggrottata … sembrava … triste. Altri avrebbero confuso quello sguardo come un’espressione indifferente, ma Lavi lo conosceva bene e sapeva decifrare ogni espressione del suo volto. Era tristezza quella. Ehi ehi … stavamo parlando di Bookman!!! Bookman senior!!! Il più grande menefreghista del mondo che di cuore non aveva proprio nulla!! perché era triste? Dove stava andando senza di lui? Che aveva in mente di fare?
    Erano anni che non vedeva quell’espressione sul volto del vecchio, non era normale. Qualcosa lo preoccupava e lo rattristava sul serio … probabilmente, a sentire le loro conversazioni … riguardava lui.

    -mi dispiacerà dargli la notizia… - Komui sembrava dispiaciuto veramente. Che notizia? Lavi era sempre più confuso, ma anche più preoccupato.

    -mi dispiace invece che io debba affidarle questo incarico … spero che Lavi capisca la situazione.-
    Quale situazione, vecchio? Il cuore aveva ripreso a battere … ma stavolta di paura. Aveva una brutta, anzi, bruttissima sensazione che gli si attanagliava sullo stomaco. Rimase bloccato in quell’angolo, cercando di ascoltare il resto … per quanto ancora ne potesse consentire.

    -perché negargli il suo sogno?- quale sogno? Ormai iniziava ad essere terrorizzato.

    -non glielo sto negando … gli sto dando una seconda possibilità. Voglio che lui scelga. Non può continuare così. Si è troppo attaccato a questo tipo di vita e io sono troppo vecchio ormai.- disse, segnando col capo in alto …. Segnando l’Ordine in generale. no … no … parecchi ingranaggi si stavano ricomponendo nella mente di Lavi, facendogli afferrare la situazione.
    Si alzò di scatto dalla propria posizione, riprendendo le stampelle e avanzando verso di loro.

    -VECCHIO!- urlò, attirando la loro attenzione. Vide Komui irrigidirsi, mentre il vecchio si voltò tranquillamente, come se niente fosse. –che significa?- continuò, senza lasciarsi intimidire da quegli occhi color pece che sembravano volerlo trafiggere.

    -che significa cosa, Lavi?- chiese, facendo lo gnorri. Oh … quanto lo odiava quando faceva così!

    -questo!- disse, segnando con rabbia Komui. –di che stavate parlando?!- avanzò con le stampelle per quanto queste glielo permettevano, mentre la rabbia iniziava a crescere nel suo petto.

    -la cosa non ti deve interessare per ora.-

    -ma mi riguardava!-
    Bookman guardo il proprio allievo per qualche istante. L’allievo guardò con rabbia il proprio maestro per quella che gli parve un’infinità. Il cuore di Lavi batteva talmente forte da fargli quasi male, gambe e mani tremavano.

    -sì, ti riguardava.- ammise infine, senza far crollare la sua barriera di completa indifferenza. Komui lanciò un’occhiata preoccupata a Bookman.

    -dove stai andando?- insistette Lavi, senza avere alcuna intenzione di lasciargli tregua.

    -il dove non sono affari tuoi.-

    -cosa significa? Come possono non essere affari miei? Tu sei Bookman e io sono … -

    -tu non sei nessuno, Lavi.- lo interruppe gelido Bookman, guardandolo quasi con indifferenza, calcando il nome del ragazzo come se provasse disprezzo per esso.
    Ci fu un momento di silenzio, in cui il panico iniziò a farsi largo nella mente del più giovane. Il suo unico occhio verde s’ingrandì, il suo respiro venne trattenuto quasi da non respirare più.

    -che significa?- chiese, senza fiato.

    -significa che per me tu non sei nessuno.- sentì qualcosa rompersi nel petto. Fece male … molto male.
    Guardò il proprio maestro sconvolto. No … ci doveva essere una spiegazione … una plausibile!

    -non me ne frega niente se per te non sono nessuno … per me tu sei il mio maestro … io devo diventare un Bookman e ho tutto il diritto di sapere che cosa stai facendo!-

    -vuoi la verità, Lavi? Ne sei sicuro?-

    -io sono sempre alla ricerca della verità, vecchio … altrimenti non sarei tuo allievo.-

    -infatti non lo sei.- rispose di rimando Bookman. Komui iniziò ad essere nervoso … mentre Lavi iniziava a sentirsi morire dentro.

    -che significa?- quante volte l’aveva ripetuto? Gli sembrava di essere diventato un pappagallo che ripeteva la stessa domanda centinaia di volte.
    Bookman sorrise. Un sorriso che però era tutto fuorché rassicurante. Era un sorriso maligno, divertito dalla preoccupazione che vedeva sul volto dell’allievo … divertito a fargli del male continuamente.

    -sei un po’ lento di comprendonio … è per questo che non voglio un discepolo così stupido.- detto questo si voltò, procedendo verso l’ingresso dell’Ordine.
    Lavi rimase a fissare la schiena di Bookman per qualche istante, mentre dalla paura … iniziava a formarsi la rabbia … fino all’odio.

    -NO! TU NON PUOI TRATTARMI COSì! CHE STA SUCCEDENDO?! DEVI SPIEGARMELO, VECCHIO RINCITRULLITO CHE NON SEI ALTRO!- iniziò a gridare, avanzando, cercando di raggiungerlo di nuovo.
    Lo seguì per tutto il corridoio, fino a che non arrivarono vicino all’ingresso … e alla mensa. Tutti sentirono le urla di rabbia e disperazione di Lavi, così che, molto scioccati, erano usciti tutti all’ingresso per capire cosa stesse accadendo.
    -RISPONDIMI, VECCHIO!!! COSA SIGNIFICA?!- urlò di nuovo. Ormai la voce si stava spezzando, come se le corde vocali non riuscissero a riprodurre nel miglior modo possibile quelle urla perché troppo alte per le loro capacità.

    Bookman si fermò sulla soglia, voltandosi verso di lui di scatto, infuriato.
    -SIGNIFICA CHE TI DISEREDO COME BOOKMAN, RAZZA D’IDIOTA!- Quelle parole furono un vero schiaffo. Tutta la sala calò nel silenzio. Lo stesso silenzio occupò la mente di Lavi che per qualche istante non pensò più a niente. Davanti a lui c’era il vuoto totale … occupato soltanto dal proprio maestro che lo guardava con rabbia crescente. Iniziò a tremare. Tutta la sua vita passata col vecchio gli attraversò la mente di botto, come una bomba, stordendolo.

    -… chè … perché? TU DEVI DARMI UNA RAGIONE!- avanzò di nuovo, ma la gamba gli cedette, facendolo gemere di dolore, così che cadde al suolo. Cercò di rialzarsi, ma sembrava essere bloccata.

    -la ragione? LA RAGIONE CE L’HAI DIETRO DI TE!- urlò Bookman, segnando con rabbia la stanza. Lavi si voltò indietro, vedendo che tutti lo fissavano … si stava … riferendo … all’Ordine? Nonostante tutti lo fissassero e in quel momento fosse in uno stato pietoso, non gliene importava granché, quello che più lo sconvolse … furono le parole del proprio maestro. –tu, razza d’idiota! Un Bookman non deve avere un cuore e fino a che non sei entrato qua dentro c’eri quasi riuscito … ma appena ci hai messo piede ti sei rammollito! IL CUORE TI STA BATTENDO IN PETTO, LAVI!!!- mai delle parole furono più vere. Lavi ne era più che consapevole. Sapeva che lì all’Ordine qualcosa era successo, che lui non era uguale ai 48 che erano vissuti prima di lui. Aveva tentato di ignorare quei sentimenti, aveva tentato di dimenticarli e a volte aveva pensato “dai, mi godo il momento … poi dimenticherò tutto quando me ne andrò” … solo che ogni volta che pensava alla sua partenza, aveva una fitta al cuore.
    Si rivoltò verso Bookman, disperato … sentiva un leggero bruciore all’occhio sinistro.

    -no … vecchio … questo non è un motivo valido! Ti prego … dimmi la verità!-

    -la verità te l’ho appena mostrata … solo che tu sei talmente cieco da non riuscire a vederla. Quando te ne accorgerai, Lavi, mi ringrazierai.-

    -NO IO NON TI RINGRAZIO!- urlò, con le lacrime che ormai scendevano lungo la sua guancia. –IO AVEVO FATTO UNA PROMESSA, BOOKMAN … UNA PROMESSA!!! TI HO SEGUITO, HO STUDIATO, SONO DIVENTATO IL TUO PRIMO E UNICO DISCEPOLO … NON PUOI CHIUDERMI LA PORTA IN FACCIA COSì!! IO VOGLIO DIVENTARE BOOKMAN E TU NON PUOI DIRMI DI NO DOPO TUTTO QUELLO CHE HO FATTO!-

    -CHI NON MI Dà ASCOLTO, NON è DEGNO DI ESSERE MIO ALLIEVO!- urlò infine Bookman, guardando Lavi, per la prima volta … con disprezzo.
    Lavi si sentì morire. Era vero quindi? Lo stava abbandonando sul serio? Si afflosciò lì dov’era. Il respiro gli stava mancando, la testa gli girava … e le lacrime scendevano copiose senza più fermarsi. –Addio Lavi.- Bookman si rivoltò verso l’ingresso, procedendo senza più voltarsi indietro. Quelle parole furono il suo colpo di grazia: Lavi si sentì impazzire, perdere completamente la ragione.

    -no…Vecchio … TI PREGO! FARò TUTTO QUELLO CHE VUOI! STUDIERò, SGOBBERò DAL MATTINO ALLA SERA, NON MI LAMENTERò PIù, FARò TUTTO QUELLO CHE è NECESSARIO PER IL NOSTRO LAVORO, NON TI CHIAMERò Più “PANDA”, SARò UN DISCEPOLO MODELLO … Ti … prego … farò … qualsi .. asi … cosa … - i singhiozzi ormai si elevavano in tutta la stanza, nel silenzio più totale, mozzando le proprie parole. –ti .. pre ..go .. vecchio … RISPONDIMI!! TI PREGO, ASCOLTAMI!- urlò con tutto il fiato che gli era rimasto in corpo, con tutta la potenza di cui era capace … ma fu tutto inutile: il portone si chiuse alle spalle di Bookman, lasciandolo lì, dentro quella stanza … nell’assoluta disperazione e senso di vuoto.
    Rimase immobile, ancora accasciato a terra, coi pugni serrati e il volto rivolto verso il basso. Aveva gli occhi che fissavano il pavimento, ma allo stesso tempo non lo vedeva: l’oscurità lo aveva avvolto fra le sue braccia, tenendolo in una morsa soffocante. Tutto quello che sentiva era un dolore atroce al petto che gli toglieva il respiro: l’abbandono.
    Il corpo di Lavi tremava, scosso dai singhiozzi. Tutti erano in silenzio, indecisi su come comportarsi, se avvicinarsi oppure no.
    Lavi ebbe il grandissimo impulso di farsi del male per non sentire più quella sensazione: iniziò a dare dei pugni sul terreno, con forza, continuando a piangere come un bambino, mentre il cuore ormai straziato sembrava non reggere più tutto quel peso. Non aveva mai provato quel tipo di sofferenza, la sua mente e il suo corpo non riuscivano più a sopportarlo: tutto iniziò a diventare nero e confuso.
    Sentì dei passi avvicinarsi a lui, indecisi, ma non riuscì ad alzare il viso e rendere la sua figura ancora più patetica di quel che era. Barcollò e un attimo dopo sentì molti chiamare il suo nome, ma ben presto furono solo voci lontane.
     
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  2. artemis89
     
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    çOç povero Lavi-chan!!! perchè Bookman è sempre cattivo con lui?! ingrato vecchiaccio antipatico!! (*si rende conto che anche Bookman era triste, ma al momento le interessa solo Lavi*)

    scrivi davvero benissimo tata, lo sai? *^* bravissima!! aspetto il seguito con ansia XDD
     
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  3. smartis'16
     
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    Bookman alla fine vuole farlo per il suo bene....ma poi si vedrà alla fine cosa vuole il vecchio e cosa vorrà Lavi u.u (rimane mistero).

    beh.....grazie ^////////^ ma non esageriamo....ehehehehe XDXD
     
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  4. 'r a b i;
     
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    E io l'ho letta in anteprima, in anteprimaaaaa ù_ù
    *Fa pernacchia*
    xD
    Comunque ù_ù Come già ti dissi, è veramente bella. I dialoghi, non so perchè, trasmettono una forza ed una passione che di rado trovo negli scritti che leggo.
    Quindi, darling, bravissima ancora <3
     
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    Dalle braccia dell'uomo più bello del mondo di nome.........Yu Kanda^^

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    Posso uccidere il vecchio? Grrrr :m140.gif:
    Lascia stre Lavi-Chan.
    apparte quello tesora la fic e divina^^
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  6. smartis'16
     
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    oh ma grazie ^//////////////^ grazie mille ragazze...sono commossa io ora ç___ç grazie per complimenti dei dialoghi mitsu ^////^ ahahahaha! che carina Arsh XDXD tranquilla...credo tu non sia l'unica a voler uccidere il vecchioXDXD eccoil secondo cappy^__^' mi ucciderete stavola...

    SFOGO?

    -come sta?- chiese Allen, guardano il corpo di Lavi incosciente, pallido, sdraiato su un letto dell’infermeria. Appena il rosso era svenuto tutti non si erano mossi dalle loro postazioni, troppo sconvolti per muovere un solo muscolo. Solo una persona ebbe il sangue freddo sufficiente per scavalcare tutti quanti e correre rapidamente verso il rosso. Questo l’aveva afferrato senza troppe cerimonie, prendendolo in braccio e, senza rivolgere la parola a nessuno, si era affrettato verso l’infermeria. Dopo di lui … anche gli altri esorcisti si ripresero per poi seguirlo in infermeria, quasi correndo per stargli dietro.

    -fisicamente ha solo sforzato la caviglia, ma psicologicamente … non saprei.- disse la Matrona, guardano il proprio paziente con un po’ di pietà. –gli sta anche venendo la febbre, si vede che ha avuto una crisi di nervi a causa di … -le sue parole morirono nella stanza. Tutti sapevano ormai cos’era successo anche perché la maggior parte aveva assistito in diretta la scena. Tutti loro in particolare. Linalee guardava Lavi con tristezza, ad un certo punto era anche scoppiata a piangere ed era dovuta uscire dall’infermeria. Allen guardava il compagno nello stesso modo, capendone il dolore. Kanda … sì, Kanda era nella stanza che assisteva alla scena impassibile.
    Tutti si stavano chiedendo come avessero fatto a litigare in quel modo, che cosa avesse portato Bookman ad abbandonare il suo unico allievo all’Ordine. L’unico che sembrava saperne qualcosa, oltre a Lavi, era Komui. Anche lui li aveva raggiunti in infermeria, aspettando il risveglio del ragazzo, ma nonostante le domande degli altri esorcisti, non aveva detto una parola.

    Lavi gemette nel sonno. Gemeva spesso, ormai, da qualche ora e a volte mormorava qualcosa di indecifrabile, in una lingua che nessuno sembrava conoscere. All’inizio avevano pensato ad un dialetto … forse uno dei tanti che aveva imparato Lavi o forse la sua lingua natale. A volte si agitava fra le coperte, stringendole, scuotendo la testa … sembra in preda ad un incubo.

    -Quando si sveglierà?- chiese Linalee, dopo parecchie ore che stavano lì in quella stanza ad attendere.

    -Non lo so.- ammise la Matrona, guardando il ragazzo. –deve svegliarsi lui con le sue forze, se non si sveglia, vuol dire che non ne è in grado psicologicamente.- Andarono avanti così per … ore. Linalee e Allen andarono a mangiare a cena, lasciando lì Kanda che aveva ignorato i due che erano usciti e si era concentrato sul rosso.
    Si staccò dall’angolo appena i due rompiscatole si erano tolti dalla circolazione e si era seduto dove prima c’era Allen. Il volto di Lavi era pallido esattamente come prima … era difficile immaginarselo così … debole.
    Quando l’aveva afferrato fra le sue braccia … ebbene sì … era stato lui a prenderlo appena era svenuto … appena l’aveva afferrato l’aveva sentito ancora tremare, nonostante fosse svenuto. Per un attimo si era sentito molto strano, diverso. C’era stato qualcosa che si era mosso nel suo stomaco quando Bookman l’aveva trattato in quel modo … per un attimo avrebbe tanto voluto tagliare la testa a quel nano, riempirlo di botte e fargli più male possibile. Era stata una sensazione strana.
    Lavi ora stava lì, immobile, a mormorare cose senza senso sottovoce. Provò ad ascoltarle un momento, ma non conosceva nemmeno una parola di quella lingua. Chissà di che origini era. Di Lavi effettivamente non sapeva niente nessuno. Si era aperto un vuoto più grande su di lui quella mattina che nei due anni che lo aveva conosciuto. Non si era mai posto delle domande sul suo conto, non gliene era mai importato. Perché aveva perso l’occhio destro? Che promessa aveva fatto? Qual’era il suo segreto? Perché era diventato Bookman? Perché ci teneva così tanto da umiliarsi in quel modo davanti a tutti? Non sapeva nessuna risposta. La cosa più curiosa è che riguardo al suo occhio non si era mai posto domande, a volte lo chiamava “Guercio” con cattiveria, ma non sapeva come lo avesse perso.
    Si sporse un secondo, allungando la sua mano verso quella benda che copriva il suo occhio destro. Una sbirciatina? Si bloccò e si diede dell’idiota. Ma che cavolo stava facendo? Era impazzito?
    Si allontanò appena in tempo: Lavi aveva iniziato a gemere di nuovo e ad agitarsi. Non ci diede molto peso, era già qualche ora che lo faceva … fino a che si specchiò un grande vuoto color smeraldo. Kanda strabuzzò gli occhi e guardò meglio. Lavi si era svegliato … o meglio … aveva solo aperto la palpebra. Il suo sguardo era come non l’aveva mai visto: vuoto.
    Ci fu un momento interminabile in cui Kanda guardò Lavi, ma questi non guardò lui … o almeno, aveva l’occhio fisso su di lui, ma avendo lo sguardo vacuo Yu dubitava che lo stesse realmente vedendo. Non si dissero niente per un tempo interminabile, fino a che Lavi aprì le labbra, sussurrando qualcosa.
    Kanda non capì niente, così che si avvicinò maggiormente con l’orecchio.

    - … qua … -

    Portò l’orecchio talmente vicino che sentì il respiro del compagno sopra di esso, che gli diede un leggero brivido.

    - … acqua … -

    Acqua? Capì cosa voleva. Si alzò e si diresse verso un rubinetto e prese un bicchiere. Dopo averlo riempito tornò indietro, porgendo il bicchiere a Lavi. Questi alzò lentamente un braccio tremante verso il bicchiere.


    Che pena …


    Kanda gli mise una mano sotto la nuca, che scoprì calda e sudata, alzandogli la testa. Portò il bicchiere vicino alle sue labbra, fissandolo. Lavi lo guardò. Sì … stavolta lo stava guardando sul serio. Non aveva un’espressione assente, lo stava guardando, nonostante vedesse soltanto sofferenza dentro quell’occhio verde smeraldo. In quel momento Lavi sembrò voler rifiutare il suo aiuto, ma quando gli bagnò di un poco le labbra con l’acqua, questi chiuse gli occhi e bevve, portando le proprie mani sul bicchiere e … sulla sua mano. Lavi bevve lentamente, come se facesse fatica. Kanda continuò a fissarlo attentamente fino a che non ebbe finito di bere, dopo di che lo rimise a letto.
    Lavi non disse nient’altro e neanche Kanda parlò.

    Venne la notte, Allen e Linalee tornarono per vedere come stava Lavi, ma anche se lo videro sveglio e gli parlarono, Lavi non disse una parola. Era come diventato muto da quando aveva chiesto dell’acqua, come se avesse usato le sue ultime forze vocali in quella piccola richiesta fatta a Yu. Il suo sguardo era tornato come prima: fisso, vuoto, privo di vita. Linalee sembrò sul punto di piangere di nuovo quando vide il viso di Lavi così impassibile, poiché tutti loro ricordavano il grande sorriso che sempre era dipinto sul volto del rosso.
    A sera tardi, Allen portò via Linalee, anche se questa insisteva di voler restare.

    -ci starò io.- disse Allen alla ragazza e fu qui che Kanda gli diede uno spintone fuori dall’infermeria, assieme alla ragazza. –ma che fai, Bakanda?!?!- esclamò, arrabbiato.

    -vai a dormire, le Moyashi del tuo calibro non possono fare niente a quest’ora.-

    -vuoi litigare, brutto bastardo?!-

    Senza dargli una risposta chiuse la porta dell’infermeria, sentì qualche protesta, poi la voce di Linalee. Poco dopo il silenzio interrotto solo dai loro passi che si allontanavano.
    Si riavvicinò al letto, sedendosi sulla sedia di prima.
    La Matrona passò per quella stanza, chiedendogli se voleva andare a dormire, ma Kanda rifiutò, dicendo che preferiva rimanere. Perché lo stava facendo? Perché si stava immischiando in qualcosa che non fossero affari suoi? Perché ci teneva a stare lì dentro? Perché non aveva permesso alla Moyashi di rimanere al posto suo? Non aveva più senso. Stava quasi per alzarsi, stizzito, da quella sedia per andarsene quando sentì una leggera presa sulla sua manica. Normalmente non l’avrebbe neanche sentita o l’avrebbe persino ignorata, andandosene tranquillamente … ma … con la delicatezza e debolezza con cui venne afferrato, non riuscì a resistere e si bloccò.
    Si voltò verso quella presa e vide Lavi fissarlo di nuovo. A Kanda mancò il respiro, ma subito dopo si riprese, rimettendosi la propria maschera di ghiaccio. Non disse niente. Guardò l’occhio sinistro di Lavi che finalmente era leggermente più vivo ... ma lucido.

    - …. Kanda … - Per Kanda fu come ricevere un pugno in pieno stomaco. Come … come lo aveva chiamato? Spalancò gli occhi, guardando Lavi sconvolto. Passò lo sguardo dalle sue due dita che gli afferravano con delicatezza la manica, al suo viso, ancora pallido e sconvolto. Non … non poteva essere … era quasi pronto a rispondergli “mi chiamo KANDA!!!” che … fu anticipato. Una cosa la capì solo da quel nome: quello non era più Lavi.
    Lavi deglutì.

    -dove … vai?- chiese in un sussurro. Kanda rimase immobile, guardandolo da in piedi, leggermente voltato verso di lui. Dopo qualche istante, non seppe perché, si risedette sulla sedia, guardandolo.
    Kanda tentò di aprire bocca un paio di volte, ma quello che ottenne fu il silenzio. Non riuscì a dirgli niente. Non era bravo in quelle situazioni, non sapeva cosa dire … normalmente non avrebbe voluto parlare, ma questa volta … era diverso. Lavi era diverso. Non riusciva a non parlare, voleva dire qualcosa, ma non essendo abituato non sapeva cosa.

    -Kanda … io … che cosa … è successo?- Kanda sbarrò gli occhi. Lo stava prendendo in giro? –ricordo … Bookman … e qualcosa … all’ingresso … ma … non riesco a ricordare il perché … che è successo?- l’occhio divenne sempre più lucido.

    -il perché non lo so … Lavi. Speravo me lo dicessi tu.-

    -ho fatto … qualcosa che non andava?-

    -non lo so.- ripetè di nuovo.

    -ci dev’essere … stato qualcosa … io … io non … non riesco a ricordare niente … prima di … di quello … è tutto … buio … io non … non … - si era portato una mano fra i capelli rossi, stringendoli con forza, così come l’occhio, dal quale iniziarono a scendere altre lacrime.

    -Non lo so … Lavi. Non lo so proprio.-

    Lavi si coprì il viso con le mani, rimettendosi a piangere. Perché gli faceva male lo stomaco? Perché stava così male a vederlo così?

    - io … io sono … stato un … peso per Bookman … sempre. Dev’essere … questo il … il motivo.-

    -non dire sciocchezze.-

    -è COSì!- esclamò a voce alta, incrinata dal piano. Kanda tacque. –quando … - deglutì. –quando siamo partiti … quando mi ha portato via con sé … mi aveva detto … “Se non sarai all’altezza …. Ti riporterò dove ti ho trovato.” E io … io non volevo. Le prime volte … mi minacciava quando non obbedivo. Mi diceva “ti riporto indietro, eh?” e io …pian piano ho cominciato a non prenderlo … più sul serio. Era una minaccia … a cui ormai … non credevo più … È per questo che è arrivato a picchiarmi spesso … Era l’unica arma ormai … che aveva su di me, suo … alliev … -a quella parola la sua voce s’incrinò, facendolo singhiozzare. –CHE COSA HO FATTO DI MALE?! CHE COSA HO FATTO?! PERCHè è ARRIVATO A QUESTO? Perché MI ABBANDONATO SUL SERIO COME AVEVA DETTO?! CHE COS’HO FATTO PER DELUDERLO E DIMOSTRARGLI CHE NON NE ERO ALL’ALTEZZA?! PERCHè ORA?! - iniziò ad urlare, raggomitolandosi su se stesso, stringendosi talmente forte i capelli che probabilmente alcuni li stava persino strappando. – io … voglio capire … non ci riesco … forse … sono state … le mie scappatoie sul lavoro … ma … ma per così poco? Per così poco ho perso tutto? L’ho fatto poche volte … nonostante io mi lamenti … adoro il mio … il mio ruolo … il ruolo che avevo … IO VOGLIO CAPIRE PERCHè … QUALCUNO ME LO SPIEGHI PER FAVORE … o credo che impazzirò … -
    Kanda non sapeva che cosa dire. Stava vedendo una persona che non aveva mai visto. Era sconvolto. Lavi non si era mai comportato così, sembrava un’altra persona.

    -Lavi io … -

    - non dirlo … - Kanda si bloccò. –non dirmi che non lo sai … non dirlo ti prego … - si raggomitolò ancora di più, prendendo di nuovo a piangere come un bambino, singhiozzando sempre più forte. –Kanda … salvami … ti prego … sto impazzendo … sono sull’orlo della pazzia … io … io non so più cosa fare … dimmi che cosa devo fare … -

    -Lavi … io … - non lo so. Sì, stava per dirgli che non lo sapeva. Come poteva consigliargli cosa fare? Non sapeva che cosa dirgli. Lavi si nascose ancora di più, continuando a piangere. Kanda si sentì completamente inutile. Che avrebbe fatto la Moyashi o Linalee al posto suo? Lo avrebbero consolato … ma come?

    -Kanda … ti prego … -sentì due mani appoggiarsi sulle sue braccia e due occhi, uno celato e uno verde, lo fissarono. – dimmi una cosa … io … io sono così sbagliato? C’è qualcosa di sbagliato in me … se no Bookman non mi avrebbe … lasciato così …che cosa ho fatto? Io … io cosa posso aver fatto di così …terribile?- stava delirando. Kanda si guardò intorno, alla ricerca di un appiglio o di un aiuto. Lavi aveva ragione … se andava avanti così sarebbe impazzito. Ci teneva così tanto al ruolo di bookman? –io … - continuò a parlare. –io ho affrontato … la morte per … 49 volte … io sono cambiato 49 volte … io ho visto 49 guerre … Bookman mi ha … mi ha portato a tutte queste … pian piano sono diventato … un Bookman in miniatura … ero così vicino a diventare perfetto … non ho mai sbagliato niente … perché qui ho fallito? Perché?- nascose il proprio viso contro il petto del giapponese, stringendosi alla sua maglia. Kanda non sapeva cosa fare … se stringerlo forte o non fare niente. –PERCHè IL MIO CUORE HA RIPRESO A BATTERE???? IN COSA HO FALLITO??? PERCHé QUI è STATO TUTTO COSì DIVERSO? PERCHè NON SONO COME GLI ALTRI 48??? PERCHè HO PERSO TUTTO … TI PREGO … DIMMELO … IO NON CAPISCO MALEDIZIONE!!! CHE COSA C’è STATO CHE MI HA CAMBIATO COSì .. Tanto da … da farmi … - non riuscì più a continuare, piangendo con Kanda, il quale si rese conto solo in quel momento che a metà del discorso lo aveva avvolto fra le sue braccia, stringendolo forte a sé. Lavi si sfogò. Pianse tante lacrime, urlò di dolore parecchie volte, senza riuscire a fare altro che singhiozzare e fare discorsi sconnessi e spesso deliranti. Lo tenne stretto a sé per ore. Lo sentiva tremare, nonostante il suo corpo fosse bollente.

    Verso l’alba Lavi smise di singhiozzare, ancora fra le sue braccia. Lo guardò e vide che si era addormentato, esausto da tutto quello sfogo e da tutto quel dolore che ancora non aveva liberato.
    Rimase ugualmente abbracciato a lui, fino a che non fu sicuro che Lavi si fosse addormentato completamente e avesse smesso di piangere e tremare, già … nonostante si fosse addormentato, pianse e tremò ancora per un po’.
    Quando tutto quello finì, Kanda adagiò nuovamente Lavi sul suo letto, per poi coprirlo con le lenzuola. Gli aveva bagnato tutto il petto, ma non era questo a preoccuparlo. Quello che più ora lo preoccupava era il prossimo risveglio di Lavi. Che avrebbe fatto? Avrebbe perso completamente la ragione … sarebbe cambiato … o sarebbe tornato come prima? Non sapeva come avrebbe reagito dopo lo sfogo. Di una cosa era certo: vedere Lavi ridotto in quel modo, aveva rotto la sua maschera fasulla … e la propria maschera di ghiaccio. Aveva rotto per entrambi qualcosa. Kanda non si era mai sentito così strano nel vedere il rosso ridotto in quel modo … e Lavi aveva mostrato una parte di sé che non avrebbe visto nessun altro se non lui.

    La Matrona arrivò al mattino presto, chiedendogli se era andato tutto bene. Kanda fece un cenno, per poi dire che Lavi si era svegliato e che si era un po’ sfogato … ma niente di che. Non disse niente di quello che aveva detto, non disse niente dello stato in cui si era mostrato la sera precedente … non disse niente di quello che lo preoccupava. Guardò un’ultima volta il viso pallido con gli occhi ancora gonfi e rossi … per poi seguire il consiglio della Matrona ed andare a dormire. Ma come poteva prendere sonno dopo quello a cui aveva assistito?
     
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    Foundah
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    Mi hai fatto piangere... di NUOVO...
    Hai espresso così bene il dolore di Lavi che... lo sentivo come mio...
    Ora più che mai ti chiedo di continuarla. Sul serio.
     
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  9. smartis'16
     
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    O_____O oddea.....no dai...ti ho fatta piangere di nuovo? scusa^^''''' sono cmq felice di aver espresso bene tutto XDXD ehehehehe! (oltre qualche errorino grammaticale che ho notato ora °___° *l'ha riletta* ma va beh u.u''' ... ieri sera non mi andava di rileggerla u.u'''' ehehehhe!)
    cmq grazie ad entrambe ^///////^ *kiss*
     
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  10. artemis89
     
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    cattiva!! *sigh-sigh*..fantastica...*sigh-sigh*...davvero bravissima...*sigh-sigh* ma cattiva, ecco! povero cucciolo!!
     
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  11. smartis'16
     
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    Grazie anche a te Art ^-^'' eh lo so u.u ho maltrattato un po' Lavi...
    scusate per il ritardo^^'''
    Avverto che questo cappy potrebbe non essere granchè u.u è solo un cappy di passaggio ^^'''


    SPIEGAZIONI

    I giorni seguenti Kanda non riuscì ad incontrare Lavi. Non riuscì a prendere coraggio e andare da lui, vederlo di nuovo ridotto in quel modo … no … non ce l’aveva fatta. All’inizio aveva pensato “beh, non sono affari miei” … ma come potevano non esserli dopo averlo visto piangere in quel modo? Non aveva mai visto Lavi in quella versione così sofferente visto che aveva sempre sorriso dal loro primo incontro.
    Gli stava facendo male.
    Per non sentire quel dolore si concentrava negli allenamenti più del solito, ma qualsiasi cosa gli ricordava quell’occhio vuoto che lentamente stava cadendo nell’oblio più profondo senza riuscire a tornare in superficie.
    La mente di Kanda era divisa in due: fregarsene … o andare da lui?

    Per sentire le notizie sulla sua salute in quei giorni, aveva ascoltato le conversazioni senza senso della Moyashi e di Linalee in mensa o nei corridoi. Ogni volta che sentiva il nome del rosso, drizzava le orecchie e ascoltava in mensa le chiacchiere … ma spesso erano solo pettegolezzi in cui parlavano della sfuriata di Bookman nell’ingresso.
    Il terzo giorno prese una decisione: sarebbe andato in infermeria ad incontrarlo. Aveva sentito da tutti che Lavi era diverso, ma questo l’aveva già capito quella sera in cui l’ex discepolo di Bookman aveva dato sfogo a tutte le sue pene.
    Si diresse in infermeria, come se fosse la cosa più normale del mondo e stesse unicamente passando da quelle parti, ma nella sua mente c’era ben altro. Come l’avrebbe trovato? Era migliorato in quei tre giorni? Sarebbe di nuovo scoppiato a piangere? Avrebbe mostrato di nuovo il suo dolore? E lui, Kanda, come si sarebbe comportato stavolta?
    Arrivò davanti all’infermeria … indeciso sul da farsi. Ora che era lì davanti … non voleva più entrare.

    -Kanda-kun che ci fai qui fuori?- una voce squillante lo riscattò dai propri pensieri, facendolo leggermente sobbalzare. Linalee lo stava fissando, poco distante da lui. Perché quella ragazzina spuntava sempre fuori quando meno se lo aspettava?!

    -Mh.- disse semplicemente, senza volerle dare una risposta precisa. Linalee passò gli occhi dalla porta a Kanda … iniziando a fare due più due. Non era molto difficile intuire il perché lui si trovasse lì davanti. Con una scrollata di spalle e leggermente arrossato dall’imbarazzo, Kanda si voltò pronto ad andarsene (o meglio, fuggire).
    Una mano lo fermò per la manica e questo gli ricordò terribilmente quella sera di tre giorni prima, quando Lavi l’aveva fermato in quel modo mettendoci tutta la forza di cui era capace: scarsa. Si voltò e vide Linalee … la sua stretta era più salda, non era come quella di Lavi e specialmente non gli diede quella sensazione che gli aveva donato il rosso.

    -Entra, dai … penso che a Lavi farebbe piacere vederti.- disse, guardando la porta chiusa davanti a loro. Dall’altra parte c’era Lavi … avrebbe visto come stava, avrebbe rivisto il suo occhio … c’era un barlume di speranza che l’avrebbe trovato un po’ più in forze. Doveva vederlo.

    -Tzè, non me ne frega niente di quel Baka Usagi!- disse … perché era così orgoglioso?
    Si liberò dalla stretta di Linalee e fece per andarsene di nuovo, finché non fu fermato da una voce che proveniva dall’altra parte di quella porta.
    Si voltò di scatto. Quella voce …
    Linalee lo guardò perplessa, per poi capire. Se ne andò da lì davanti, sapendo bene che Kanda si sarebbe fermato se lei fosse rimasta lì con lui.
    Aveva sentito di nuovo la voce di Lavi dall’altra parte della porta. I suoi piedi tornarono suoi loro passi, rifermandosi davanti alla porta dell’infermeria … udì [nuovamente la sua voce.

    -Non ho fame, Matrona, deve credermi.-

    -Non m’interessa se hai o non hai fame!!! Tu mangi punto e basta! Fa quello che ti dico io! Hai detto la stessa cosa a colazione e l’hai passata liscia … stavolta invece metti qualcosa sotto i denti!!!! -

    Era Lavi … però … come immaginava nella sua voce c’era qualcosa di strano.
    Entrò nell’Infermeria lentamente, come se non volesse farsi vedere. Ma come potevano non notarlo? Entrambi si voltarono verso di lui, la prima fu la Matrona, inviperita come al solito … Lavi invece …

    -Ciao Kanda.- disse il rosso, guardandolo. Fu allora che capì cosa non andava: non sorrideva. Aveva in mano un vassoio con della zuppa calda, del pane e su un comodino c’era persino della carne, ma entrambe non erano ancora state toccate. Per un attimo Kanda rimase stordito. Aveva già visto altre volte Lavi serio quando combattevano, almeno stavolta non piangeva … ma … aveva davanti a sé un ragazzo la cui anima era stata calpestata senza pietà ed era solo capace, ormai, di mostrare dolore.

    -Nh.- salutò appena, con un cenno. Di nuovo non l'aveva chiamato per nome... e di nuovo lui si sentì spezzato in due.

    -Sei venuto a trovarmi?- chiese, sempre senza sorridere. – o passavi di qui?-

    -Passavo di qui.- mentì. Lavi annuì, facendo vedere che aveva capito. Abbassò l’occhio sulla zuppa che teneva sul vassoio … ed in particolare sul cucchiaio.

    -Non ho molto appetito … la Matrona si arrabbia un po’.-

    -Beh, dovresti mangiare, altrimenti moriresti.-

    -Il che non sarebbe male … - sussurrò, ma questo sussurro fu sentito distintamente da Kanda. Ora capiva perché tutti dicevano che era veramente strano: non era come l’altra sera, non piangeva, ma si stava distruggendo pian piano a partire dall’interno. Lavi scosse la testa e alzò di nuovo lo sguardo, come se non avesse detto niente. –cosa ti porta qui in infermeria?- chiese.

    Stavolta non sapeva che menzogna inventarsi a causa del suo maledetto orgoglio.

    -Passavo casualmente … e ho incontrato Linalee … mi ha praticamente buttato dentro.-

    -Ah, capito … beh ora Linalee non c’è … puoi andare se vuoi.-

    Non rispose. Si sedette sulla sedia che qualche sera prima aveva occupato e dove aveva accolto le lacrime del rosso sulla propria spalla. Il ragazzo non disse niente a questa sua decisione, prese solo il cucchiaio e lo immerse nella zuppa, guardandolo a lungo … indeciso se mangiare o no.

    -Se non mangi entro due secondi, giuro che chiedo a Kanda d’imboccarti!- disse la Matrona, passando di lì, accorgendosi che Lavi stava esitando. Il rosso alzò l’occhio verde su quello di Kanda. Il ragazzo in questione s’irrigidì di un poco, cercando di mantenere il suo sguardo. Si fissarono per qualche istante, ma poi Lavi riabbassò gli occhi ed incominciò a mangiare.

    Passarono diversi minuti in silenzio, anche durante tutto il pasto nessuno dei due disse una parola. Forse era quello che voleva Lavi. Chissà quante domande gli avevano fatto in quei tre giorni del tipo “come stai?” “che cos’è successo?” “come ti senti?” “ti stai riprendendo?” o altre schifezze a cui sicuramente avevano avuto come risposta soltanto bugie … oppure non avevano avuto alcuna risposta.

    -Cosa fai per passare la giornata?- chiese Kanda … stupendosi di avergli parlato. Anche Lavi ne fu sorpreso e alzò la testa.

    -Ti stai preoccupando per me, Kanda? Non è da te. –

    -Tzè, baka Usagi, decido io cosa è da me o no … non è da me, però, lasciare in sospeso una domanda che ti ho posto.-

    -Questo è vero … - vide l’ombra di un leggero sorriso … ma forse se l’era solo immaginato. –non faccio molto. Non leggo neanche più. – segnò con lo sguardo il tavolino accanto a sé che era pieno di libri. –Allen e altri me ne portano qualche volta … e io fingo di leggerli … ma non ci riesco proprio … la mia mente è come bloccata. Non ci riesco più.-

    -Allora che cosa fai?-

    -Il più delle volte guardo la stanza … - Lavi lo fissò di nuovo per vedere la sua reazione … che non tardò ad arrivare: Kanda alzò un sopracciglio, confuso. –Non è molto divertente, eh? Ma non ho voglia di fare altro. Allen e Linalee vengono spesso a trovarmi, così come Jhonny, Reever e altri della sezione scientifica. Ti rendi conto che è venuto persino Tiedoll?- rimase in silenzio. –si preoccupano troppo … io … voglio solo … rimanere solo. Non voglio vedere nessuno. Non voglio parlare con nessuno … mi sento … un involucro … ma vuoto. Pensavo di piangere ancora … ma credo di aver finito tutte le lacrime quella volta. Sai … tutti adesso mi trattano come se fossi fatto di cristallo … ma così mi fa solo più male. Mi sento un peso.- Rimasero entrambi in silenzio. Kanda non sapeva cosa dire. Si ritrovava nella stessa situazione della quella sera: lui non era pratico di queste cose, non sapeva cosa fare o dire.

    -Vuoi che me ne vada?- chiese Kanda ad un certo punto, ripensando alle sue parole. Lavi parve rifletterci un poco.

    - No. – parve stupirsi lui stesso della sua risposta. –con te … è …. Diverso. Tu non mi tratti come mi trattano gli altri. Non mi tratti coi guanti. Forse è per questo … che con te riesco a parlare.-

    -Di solito non parli?-

    -Non molto.- ammise. –Linalee a volte sembra sul punto di piangere e spesso trova una scusa per uscire. Miranda si attenta poco a parlarmi, infatti anche con lei sto bene. Allen invece … con lui è più difficile. Cerca di tirarmi su di morale … ma … non riesco e seguire il suo entusiasmo.- Quei deficienti. L’aveva pensato lui che probabilmente gli stavano troppo addosso. Lavi doveva essere lasciato più tranquillo possibile. –è venuto Komui. Mi ha detto che per un po’ mi lascerà qui … non mi affiderà missioni per ora.- questo parve rattristarlo ancora di più. Non era difficile immaginarne il motivo: con le missioni poteva sfogarsi sventolando il proprio mantello a destra e a manca contro gli Akuma, ma … queste erano la conferma della sua permanenza all’Ordine e, perciò, anche dell’abbandono di Bookman.

    -Oh, bene.- disse Kanda. Era vero … Komui … lui sapeva qualcosa.

    -Sai la cosa strana?-

    -Che cosa?- chiese d'istinto.

    -Ancora non riesco a ricordare che cosa ho ascoltato. Ricordo solo qualche mozzicone di eventi … non ricordo molto … l’unica cosa che però ancora è viva … è lui che chiude la porta alle proprie spalle e mi lascia sul pavimento senza degnarmi di uno sguardo.- alzò la testa e sorrise … ma era … un sorriso … maledettamente … falso. –Ti sto annoiando, eh?-

    - L’ho detto che tu parli sempre troppo, Baka Usagi.- non voleva dire quelle parole all’inizio … ma quelle gli erano uscite dalla bocca prima che potesse formularle. Era così abituato a dirgli frasi del genere che ormai era difficile trattenersi. Si morse il labbro … maledetto orgoglio.

    -Hai ragione … - abbassò lo sguardo.

    Passarono il resto della visita in silenzio, Lavi guardava fuori dalla finestra, Kanda invece guardava lui. Era strano non sentire più la sua voce squillante e maledettamente odiosa perforargli il timpano con un “Yu-chaaaaaaaaaaaaaaaan!”. Ora che fra loro c’era silenzio … era quasi più assordante per le proprie orecchie.
    Si fece tardi.

    -Baka Usagi … io vado.- disse alzandosi, ormai aveva il sedere che gli faceva male e le gambe rattrappite.

    -Ok.- rispose, guardandolo di nuovo. –tornerai?- chiese. Nonostante fosse impassibile e la sua voce fosse spenta … Kanda notò quasi una supplica in quella domanda. Il suo cuore perse un battito e non riuscì a dirgli di no.

    -Nh.- rispose semplicemente, per poi voltarsi.

    -Ok … ci vediamo.- aveva capito al volo … era incredibile quanto si conoscessero e sapessero notare quel tipo di sfumature. Non l’aveva mai notato fino a quel momento.

    -Però bada che non voglio passare le mie prossime giornate qua dentro!- era un suo modo per dire “riprenditi presto, baka, non farmi preoccupare!”
    Lavi sorrise di nuovo … ma stavolta non fu senza alcun sentimento, Kanda vi lesse una certa amarezza e sofferenza.

    -Grazie … Kanda.-

    -Tzè.- si voltò e se ne andò dall’infermeria. Quanto era rimasto in quella stanza? Perché poi sentiva il desiderio di stargli vicino? Stava impazzendo. Adesso però c’era una cosa che voleva fare … andare da Komui e chiedergli spiegazioni. Si diresse a passò svelto verso il suo ufficio ed entrò senza bussare.
    Quello che vide lo scioccò … fu la prima volta che Yu Kanda ebbe un’espressione sbigottita e anche … un po’ imbarazzata.
    Komui era seduto sulla scrivania con la camicia slacciata … e …. Il caposettore Reever era seduto sulla sua poltrona con le braccia attorno alla sua vita. Entrambi erano arrossati e un po’ spettinati.
    Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno parlò … si fissarono e basta.

    -K…. K … K… KANDA!!!! QUANTE VOLTE HO DETTO DI BUSSARE?!?!?!- esclamò a voce stridula Komui, mentre si riallacciava la camicia e balzava giù dalla scrivania ad una velocità allarmante. Reever si rimise composto sulla poltrona, guardando da tutt’altra parte, rosso come un peperone.

    - I … io … - non riusciva a dire niente. Guardava sotto shock i due, come se fossero alieni.

    -Sei senza speranza … avanti dimmi … che cosa vuoi?- chiese Komui. Kanda notò in quel momento che l’uomo non portava gli occhiali, era tremendamente arrossato e … aveva due segni sul collo. Non era difficile indovinare che cosa stesse accadendo lì dentro. La cosa … lo sconvolse. Non pensava che … quei due …

    -Ecco … io … volevo … parlare di Lavi.- a quelle parole Komui divenne più serio, lui e Reever per un attimo si lanciarono un’occhiata, per poi concentrarsi di nuovo su di lui. –ma posso … tornare più tardi … -era talmente sconvolto che non si era accorto di comportarsi in maniera strana, impacciata, sbrigativa. Però … CHE CACCHIO FACEVANO?!?!?! POTEVANO CHIUDERE LA PORTA?!?!?!?!? Lui che c’entrava??? Era colpa loro!!!

    -No … siediti pure … ehm noi … -guardò Reever. –Mi stava guardando per una visita medica … respiravo male … e quindi … mi stava controllando.- Va bene che Yu Kanda era un’idiota … ma le mani di Reever sul culo di Komui non le dimenticava di certo … e nemmeno i segni rossi sul collo che il supervisore stava coprendo con la camicia. Fece finta di niente, dopotutto non erano affari suoi.
    Kanda si sedette, Reever rimase seduto sulla poltrona a guardarsi in giro, Komui si mise davanti alla scrivania, appoggiato ad essa, esattamente davanti a Kanda.

    -Dimmi.- lo incitò a parlare.

    -Perché Lavi è ridotto così? Che conversazione ha ascoltato? Perché Bookman ha voluto lasciarlo? Tu lo sai.- era sicuro di questo. Komui sospirò. Kanda non aveva mai fatto tante domande in vita sua tutte riguardanti la medesima cosa, o meglio, la medesima persona. Di questo Komui se ne stupì parecchio … era strano vedere Yu Kanda preoccupato per qualcuno. Sospirò.

    -Tu hai visto Lavi di recente?-

    -Sì, sono appena tornato da lui.- perché non gli rispondeva?! Quel maledetto supervisore complessato voleva per caso giocare coi suoi nervi? Già era stato abbastanza difficile andare da lui e chiedergli spontaneamente più informazioni sulla salute di un compagno. Di solito se ne fregava altamente.

    -E … com’è con te?-

    -Uno straccio. – ammise. –sembra un morto. A malapena parla … però … oggi mi ha sorriso … non come quella sera … -

    -Quale sera?- chiese Komui, particolarmente interessato. Kanda si morse la lingua. Che cacchio … perché l’aveva accennata?! Non era solito dire parole di troppo … normalmente ne diceva troppo POCHE. Quel maledetto rossino … appena si sarebbe ripreso l’avrebbe ucciso lui stesso. Si morse il labbro e non rispose.

    –Kanda .. devo saperlo. Devo vedere se sono in grado di risponderti oppure no. In teoria non dovrei parlarne a nessuno … ma voglio sapere in che rapporti sei con lui ora che è in questo stato. Non è normale che tu ti preoccupi per qualcuno … ci tieni a lui, vero?-

    -C…C…CHE??? No dunque … che cazzate stai sparando adesso???- chiese, un po’ rosso in viso. Ok, si stava andando in un campo minato … aveva fatto male ad interessarsi al rosso e ancora di più ad essere entrato lì dentro.

    -Vuoi rispondermi? Che è successo quella sera di cui tu parli?- disse con sguardo fermo il Supervisore. Kanda si voltò dall’altra parte, quasi offeso.

    -… Non sono affari tuoi.- anche se in realtà significava “non posso parlarne apertamente”.

    -Accennamelo.- Komui ormai lo conosceva abbastanza bene da capire ogni sfumatura delle sue frasi … questo gli dava un po’ fastidio, ma era talmente curioso di sapere cosa fosse successo che decise di assecondarlo, rispondendo:

    -Lavi si è … sfogato con me. Ha iniziato a ….- stava per dire “Piangere”, ma si trattenne: forse Lavi non voleva che si sapesse in giro. –a dirmi delle cose … non ne so il motivo … -

    -Si è … sfogato? Davvero?- Komui sembrava stupito. Kanda invece non ci trovò niente di strano … forse fu questo a dargli sui nervi. –intendi dire … che ti ha rivelato i suoi pensieri e quello che provava?!-

    -Sì.- rispose secco Kanda, ormai alterato del tutto. Ma lo ascoltava? Aveva detto che si era sfogato con lui, cos’altro avrebbe dovuto dirgli?!?! Era stata una domanda idiota … e lui odiava le domande idiote.

    -E oggi … ti ha sorriso?- ….. e odiava anche le domande che gli causavano un’orrenda sensazione allo stomaco. Lo sentì stringersi, quasi da dargli la nausea, mentre ricordava quel sorriso spento e triste che un tempo era riuscito ad illuminare le giornate più tetre. Mantenne per un soffio la propria maschera d’indifferenza.

    -è stato solo un sorriso leggero, ma con una sfumatura malinconica … ora … mi faccia il piacere di spiegarmi il perché di questo interrogatorio … inizio ad alterarmi.- disse, scocciato ormai di rispondere a tutte quelle domande e non avere nemmeno una risposta.

    -Sì, scusa Kanda … è che … - ci pensò un attimo. –Lavi si comporta diversamente con te rispetto agli altri.-
    Questo lo stupì … e parecchio.

    -In che senso?-

    -Nel senso che con gli altri non sorride … ma specialmente non parla. Risponde a sillabe a momenti … non dà segni di voler parlare con nessuno. È strano che proprio con te … riesca ad aprirsi così. Quanto parlate di solito?- Per un attimo Kanda non rispose. Rimase più stupito di prima a quella risposta. Lavi … con lui parlava … e con altri no? Perché? Non aveva senso. Lui lo picchiava sempre, lo minacciava ogni giorno di farlo a fette … con gli altri aveva sempre parlato di più … perché ora era il contrario? Non aveva senso.

    -Beh oggi siamo stati molto in silenzio, ma … di qualcosa parliamo … ma specialmente di quello che ha provato. Può rispondere ora alla mia domanda? Che cos’è successo tre giorni fa?-

    -Kanda … sappi che te sarai l’unico a cui lo riferirò, per cui non dovrà uscire da questa stanza, siamo intesi?- Kanda annuì. Se c’era qualcuno che sapeva tenere i segreti era lui: a malapena parlava con gli altri … figurarsi andare a parlar loro di qualcosa di tanto importante … non avrebbero capito. Komui lanciò un’occhiata a Reever, il quale con un piccolo lamento si alzò dalla sedia e uscì dall’ufficio.

    -Bene … - disse Komui appena Reever uscì dalla stanza. -Bookman ha deciso di abbandonare Lavi … per un tempo … determinato.- Komui iniziò a camminare per l’ufficio col giapponese che non gli toglieva gli occhi di dosso. –praticamente sta lasciando a Lavi una scelta. La scelta per la sua vita. Ha notato che qui all’Ordine è diverso da com’è di solito: è più … solare … è più vivo. È vero quello che Bookman diceva: lasciava Lavi perché il cuore ha incominciato a battergli nel petto come quando l’aveva trovato, cioè prima di diventare quel che è diventato. È un essere umano … e per di più un adolescente. Bookman ha visto com’è cambiato il proprio allievo ed è per questo che voleva vedere cosa avrebbe scelto Lavi se avesse avuto una seconda opportunità: voleva che si rifacesse una vita. Bookman è molto vecchio, non ha tempo di prendersi troppo tardi un altro allievo, potrebbe morire prima che quest’ultimo sia diventato un Bookman degno di questo nome. Lavi è il suo unico allievo. Non c’era niente che non andasse in lui sul punto di vista pratico … cioè sul lavoro, nonostante lo rimproveri sempre, Lavi è un ragazzo molto intelligente, nato per essere un Bookman. Ne è degno, più di chiunque altro. C’è solo una pecca: il suo cuore. Nonostante il suo grande desiderio, Lavi è un adolescente, non sa ancora cosa vuole dal proprio futuro, ha abbandonato la sua vita in un’età troppo tenera. Non so cosa abbia spinto Lavi a voler diventare un Bookman con tutto se stesso … ma lui non conosce l’altro tipo di vita che potrebbe svolgere: qui fra amici, affetto, sentimenti, una vita non segnata dalle guerre e smetterla di continuare a cambiare la propria identità, crearne una unica. Lavi non conosce tutto questo. È per questo motivo che Bookman ha voluto rischiare. Vuole vedere cosa deciderà Lavi da qui a due mesi dalla sua partenza senza dirgli di questo suo piano, lasciando a lui una decisione spontanea. Vuole vedere se è cambiato e se Lavi ha scelto questa via o preferisce ancora diventare un Bookman. È stata molto dura per il Signor Bookman trattare Lavi in quel modo, specialmente davanti a tutti. Pensa che mi aveva persino chiesto di farlo al suo posto, per il bene del ragazzo. Ma Lavi ha complicato le cose. Ha sentito una nostra conversazione in cui stavamo parlando della partenza di Bookman e dell’abbandono di Lavi, non c’è voluto molto a che il ragazzo capisse cosa stava accadendo e ha reagito di conseguenza. Il resto lo sai. –

    Kanda rimase scioccato da quelle parole. Bookman … aveva … trattato Lavi in quel modo … solo per quello? Lavi stava soffrendo così tanto … per un semplice “esperimento”?! Di certo Lavi non conosceva quello di cui Komui accennava, ma … non lo si poteva trattare in questo modo! Nonostante le buone intenzioni del vecchio … Kanda provò una rabbia insostenibile. Lavi era stato trattato quasi come un oggetto a parer suo: era un oggetto mal funzionante … e quindi lo aveva abbandonato finché qualcuno non l’avesse aggiustato. Lo odiò. Come poteva Lavi essere libero di scegliere la propria vita … se una strada gli veniva negata?! Lavi avrebbe per forza scelto la vita lì all’Ordine perché convinto che Bookman l’avesse abbandonato sul serio!!! Come poteva avere due scelte, se una gli sembrava sbarrata? Kanda non capiva.

    -Kanda … tu non dovrai far uscire queste parole da questa stanza … e non dovrai fare niente per intralciare Lavi in questo suo cammino. Dovrai comportati con lui come tuo solito … - aggiunse Komui, guardandolo seriamente. Kanda annuì. Era disposto a trattarlo come sempre … anche se, dopo tutto quello che aveva sentito, era difficile comportarsi come prima.

    -Hai detto ad altri tutto questo?-

    -No.-

    -Perché?-

    -Perché gli altri non sono sufficientemente in contatto con lui. Appena Lavi si riprenderà … lo manderò in missione per rilassarsi … e ti lascerò immaginare il suo compagno.- disse, guardandolo. Kanda sbarrò gli occhi. Lui? Da solo con … Lavi? Perché, lui che non era capace di relazionarsi col prossimo, era riuscito a far breccia nel cuore del rosso? Perché con lui si apriva e con gli altri no? Aveva quasi timore di partire … non sapeva come comportarsi. Si alzò e si diresse verso la porta, senza avere più il coraggio di rispondere … ma si bloccò sulla maniglia.

    -Complessato …. –

    -Che c’è?-

    -Lavi … lui … non mi chiama più per nome.- disse, abbassando la testa.

    -Beh, questo per te è un bene, no? Non ti lamentavi sempre?- Kanda non rispose. Si era rotto qualcosa quando Lavi l’aveva chiamato per cognome. Nel suo petto si era creata una crepa. Il rosso l’aveva sempre chiamato per nome … sempre … dal primo momento in cui si erano incontrati. Quante voleva l’aveva rincorso con Mugen perché gli dava fastidio? Un’infinità di volte … e molte volte aveva sperato che Lavi la smettesse di chiamarlo per nome. Ora che il suo “desiderio” era stato esaudito … aveva sentito come un vuoto dentro di sé.
    Fece per andarsene.

    -Ah Kanda, un’altra cosa … -disse Komui. - … di quello che hai visto … ehm … -

    -Io non ho visto niente, Supervisore. Ho visto solo una visita medica.- disse glaciale. –doveva essere altro?-

    -No … -disse Komui con un mezzo sorriso per poi sussurrare un piccolo “grazie”.

    Kanda uscì dall’ufficio senza più guardare il Supervisore, sentendo tuttavia uno strano sapore amaro in bocca.


    grazie mitsu per avermela controllata u.u''
     
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    Dalle braccia dell'uomo più bello del mondo di nome.........Yu Kanda^^

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    Oddio bellissima la parte diu Yu che entra in ufficio mentre Reever è Komui erano impegnati in una "Visita medica"
    Mi a fatto schittare dalle risate.
    sma sei una gramnde, quella parte ci voleva proprio mi è piaciuta troppo.
    Comunque la fic e bellissima come sempre.
    Adoro la storia, poi povero Lavuccio...vieni che ti consolo un pò^^
     
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    I'M ALL ALONE

    Nelle tre settimane in cui Lavi non si mosse dall’infermeria, Kanda lo era andato a trovare spesso. Lavi non ne capiva il motivo: il giapponese era sempre stato menefreghista su questo genere di cose, si preoccupava inconsciamente degli altri solo in battaglia … ma all’Ordine mai. Ma ormai … cosa poteva importargli? Aveva perso tutto. Nulla ormai aveva più importanza e niente suscitava più il suo interesse.
    Il giapponese, nonostante Lavi non gli parlasse, veniva ogni giorno, a parte quando doveva andare in missione, ma a questo proposito lo avvertiva il giorno prima. I loro incontri si basavano sul silenzio e qualche parola accennata. Non era poi così male stare in sua compagnia. Allen, Linalee, Crowley e molti altri erano troppo rumorosi, parlavano troppo, lo obbligavano a parlare con loro. Kanda invece no. Gliene era eternamente immensamente grato. Nonostante non gli importasse più di niente, un minimo di ringraziamento glielo doveva: con lui stava bene.
    Quel giorno Kanda era ancora in missione, ma lui venne rilasciato dall’infermeria. La gamba era guarita, così da riuscire di nuovo a muoverla abbastanza bene … nonostante dovesse aiutarla con le stampelle ancora per un po’.

    -E mi raccomando … mangia! Chiederò a Jerry di tenerti d’occhio!- Lo ammonì la Matrona prima di mettergli una giacca sulle spalle.

    -Va bene, Matrona, non si preoccupi.- Nonostante fosse passato tanto tempo, non riusciva ancora a ridere. Un tempo riusciva a sorridere, pur falsamente … ora non riusciva a fare neppure quello. Aveva dimenticato come si sorrideva. Non riusciva più a stendere le labbra: ogni volta che ci provava gli usciva una specie di smorfia orribile che voleva evitare di mostrare in pubblico.
    In uno di quei giorni di noia si era pure guardato allo specchio … e aveva capito il perché tutti lo guardassero in quel modo, faceva pietà: era pallido, sciupato, dimagrito … triste. Si vedeva in ogni muscolo del suo volto. L’ex Bookman stava iniziando a farsi schifo da solo, ma non poteva farne a meno. Forse col passare del tempo sarebbe migliorato … già … il tempo. Prima l’Ordine lo vedeva come qualcosa di temporaneo e per un po’ aveva temuto il giorno in cui avrebbe dovuto lasciare quel luogo … ma quando Bookman l’aveva abbandonato lì, l’Ordine era diventato una prigione. Tutto in quel luogo lo soffocava, si sentiva rinchiuso lì dentro a forza,legato da catene invisibili dalle quali non poteva più liberarsi. Poteva andarsene, questo era vero … ma … dove aveva un’identità se non entro quelle mura? Le altre 48 vite erano state tutte passeggere, non aveva creato nulla di serio o qualcosa di molto simile all’affetto. Non sapeva dove andare. L’unico posto in cui poteva vivere era quello … volente o nolente.
    Sbatté contro qualcuno senza accorgersene. Oh già … stava camminando con le stampelle in mezzo ai corridoi. Se l’era scordato.

    -Attento a dove vai!- gli disse una voce, per poi trattenere il respiro. –Oh … Lavi sei tu … scusa ragazzo.- Il ragazzo in questione si voltò verso quella voce, era un Finder col quale aveva affrontato qualche missione. Era un uomo molto simpatico, tuttavia in quel momento aveva un sorriso forzato.

    -Scusa me … ero sovrappensiero.- Si scusò, dopotutto era la verità, era stato con la testa fra le nuvole e gli era andato addosso.

    -Non è colpa tua, Lavi. Tranquillo.- Cercò di sorridergli di nuovo, posandogli una mano sulla spalla … con fare compassionevole. Eh no … no … no! Spalancò gli occhi, rendendosi conto di cosa stesse accadendo. Lo stava trattando con pietà come tutti gli altri. Si scostò dalla sua presa, arretrando.

    -No, è colpa mia, scusa. Starò più attento la prossima volta … ora vado.- E detto questo si voltò e proseguì per un’altra strada, cercando di allontanarsi il più possibile da quell’uomo. Aveva paura che gli facesse altre domande, le stesse che da tre settimane sentiva da sveglio o mentre faceva finta di dormire.

    -Lavi!- lo chiamò di nuovo. –se hai bisogno di qualcosa io … -

    -Non ho bisogno di niente!- esclamò il rosso, quasi con rabbia. Si era stufato. Erano tre settimane che non vedeva altro che visi compassionevoli e di pietà. Era stufo. Se ne andò, nonostante fosse infuriato anche con se stesso per averlo trattato così male. Tutti erano preoccupati per lui e di questo ne era in parte grato … ma d'altra parte sentiva il peso nel petto appesantirsi sempre di più. Non voleva più essere fissato in quel modo. Questo però non fu esaudito. Passò tutta la giornata a cercare di distrarsi o fare qualcosa: era andato in mensa, era andato in biblioteca, in giardino … ovunque per non stare da solo. Eppure ogni volta che entrava in una stanza tutti si zittivano, tutti lo fissavano … e poi gli sorridevano. Ogni volta che entrava in una stanza vedeva quel tipo di sorriso e tutta quella pietà nei loro volti. Stava per mettersi di nuovo a piangere. Che cos’era diventato? Perché gli esseri umani erano così stupidi? Perché il loro senso di coscienza e pietà era così forte? Perché si preoccupavano per lui quando, così facendo, aggravavano il suo peso? Non potevano immaginarlo da soli? Non potevano pensare che lui non volesse quel tipo di trattamento?! PERCHè SI ERA RIDOTTO IN QUEL MODO? Sapeva che in parte era colpa sua, sapeva che era solo merito suo e del suo comportamento se tutti lo trattavano in quel modo … ma … perché trattarlo ugualmente in quel modo? Non c’era nessuno lì dentro che avesse un minimo di cervello da trattarlo come sempre?!
    Cadde a terra, in mezzo ad un corridoio uguale agli altri, ma in cui, per fortuna, non c’era nessuno. Non si rialzò. Rimase disteso su un fianco, con le stampelle poco distanti da sé mentre tutti quei volti e quelle parole gli rimbombavano nella testa.

    “Ciao Lavi”
    “Tutto bene Lavi?”
    “Come stai ora, Lavi?”
    “Lavi, se hai bisogno dimmi pure, sono qui a tua disposizione”
    “Ti sei ripreso da quella storia?”
    “Ora stai meglio, Lavi?”
    “Ci puoi spiegare meglio che ti è successo, Lavi?...se possiamo chiedere”
    “Beh dai, ora puoi ritenerti dei nostri, Lavi. C’è un lato positivo.”
    “Lavi … tutto ok?”
    “Perché non sorridi più, Lavi?”
    “Lavi …”
    “Lavi!”
    LAVI


    -BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA- quel grido gli uscì dalla bocca prima che se ne rendesse soltanto conto. Era stufo … non ne poteva più! -BASTA! SMETTETELA DI TORMENTARMI!- Si portò le mani fra i capelli, cercando di cacciare dalla testa tutte quelle frasi, tutte quelle voci, tutti quei sorrisi falsi, tutte quelle espressioni … tutti quei segreti. Era difficile.
    Non pianse come tre settimane prima, quando si era sfogato, ormai aveva finito tutte le lacrime. Il suo corpo, tuttavia, tremava. Non ne poteva più … voleva lasciare quel posto … non avrebbe retto un giorno di più lì dentro con tutti quei tormenti e persone che gli volevano bene … TROPPO bene.
    Rimase in quel corridoio per molto tempo, fortunatamente era poco frequentato, dato che non venne nessuno. Sapeva a malapena dove si trovasse. Era andato ovunque, senza fermarsi e non sapeva bene dove fosse finito.
    Non voleva stare da solo … da solo avrebbe ripensato nuovamente a Bookman … ma stare in compagnia era ancora peggio. Non sapeva più cosa fare … non …

    -Lavi?- una voce rimbombò fra le pareti, facendolo sobbalzare. Non avrebbe retto altre parole di conforto. Due occhi neri tuttavia lo fissavano dall’alto, confusi. Lavi ci mise un po’ a capire di chi si trattasse, troppo accecato da quella confusione e senso di smarrimento, ma quando riconobbe la persona davanti a sé, il suo cuore si sciolse.

    -K … Kanda … -
    Il giapponese lo fissò per qualche istante, ad occhi sbarrati, sconvolti, calcolatori. Non ci voleva un genio per capire cosa ci facesse il rosso in mezzo ad un corridoio, per terra, senza la forza di rialzarsi.

    - I … io … - tentò di dire il rosso con voce tremante, sentendosi sempre più in imbarazzo.
    -SEI UN’IDIOTA O COSA?!- gli urlò contro il giapponese, raggiungendolo a grandi falcate. Lavi ebbe paura in un primo momento, indietreggiando fino al muro. –Sei impazzito ad andartene in giro in questo modo?!?! Ma guarda che Baka Usagi! Non ho parole!- e nemmeno lui ce le aveva. Era la prima volta in quella giornata che qualcuno lo trattava così bruscamente e non come un bicchiere di cristallo in bilico su un precipizio. Si sentì stranamente meglio.

    -Scusa … - mormorò appena.

    -Le tue “scuse” te le puoi ficcare dove so io! Non ho mai visto un’idiota del tuo calibro! Sei veramente un cretino!- non fece in tempo a ribattere che Kanda lo tirò su di peso, prendendolo in braccio.

    -Kanda … che stai … - ora sì che era confuso … che anche Kanda avesse iniziato a trattarlo come tutti gli altri?

    -Sta zitto!- sibilò il moro, facendo alleggerire il cuore del rosso. No … non lo trattava con pietà come tutti gli altri, ma voleva averne la conferma.

    -Perché lo fai?-

    -La Matrona mi ha pregato di cercarti e di controllarti, tutto qui.- rispose. Chiaro, preciso, freddo … quasi telegrafico. Era proprio quello di cui aveva bisogno: il solito Yu Kanda.

    -Capito … -

    -Ti vengo a cercare sotto sua richiesta perché sei sparito nel nulla … e guarda dove e come ti trovo. Sei proprio un’idiota! Non devi stare da solo!-

    -Mi dispiace.-

    -Tzè, guarda che scocciatura. Devo fare da balia ad un’idiota … -

    -Mi dispiace … -

    -La smetti di dire “mi dispiace”? mi dà solo sui nervi!-

    -Mi … -

    -LA VUOI SMETTERE?- Kanda si era fermato in mezzo al corridoio, guardandolo con rabbia dritto negli occhi. –Se dici un’altra volta “mi dispiace”, “scusa” o qualche altra parola simile, giuro che ti faccio cadere a terra, ti prendo a calci e infine ti affetto!- Lavi rimase in silenzio per qualche istante, per poi abbassare lo sguardo da quegli occhi così profondi e così sinceri. Vedeva Kanda sotto una nuova luce, era quello che lo stava capendo di più. Dopo qualche istante, il moro riprese a camminare, andando verso la mensa.

    -Grazie…- sussurrò appena. Non sapeva se Kanda l’avesse sentito o solo ignorato, stava di fatto che non disse assolutamente niente. Finalmente il moro era tornato dalla missione, era così felice, così sereno ora, il suo petto era colmo di gioia.
    Proseguirono in silenzio lungo i vari corridoi. Spesso qualcuno si fermava a chiedere che fosse successo a Lavi, il quale si nascondeva sempre con la testa nella chioma nera di Yu, fra il suo collo e la sua spalla, facendo finta di dormire. L’aveva praticamente abbracciato per star nascosto maggiormente, ma Kanda non lo scostò minimamente. Non voleva essere guardato, non voleva che altri lo indicassero o che lo fissassero nuovamente con pietà. Non ne aveva il bisogno, anzi! Kanda, con suo grande sollievo, non dava spiegazioni se non con “è un’idiota!” e poi se ne andava. Lo ringraziò col cuore. Lui era la sua ancora di salvezza, lui era l’unico che non lo trattasse con riguardo, che non usasse toni pacati e sorrisi falsi.

    -Ecco … ora puoi anche smetterla di starmi così addosso, mi dai fastidio.- Lavi lasciò di un poco la presa, guardandosi attorno … era in una stanza che non aveva mai visto. Eppure c’era la sua valigetta sul letto.

    -Dove … dove siamo?-

    -Nella tua nuova stanza.-

    -La mia cosa?-

    -Devo anche ripetertelo? Tzè … oltre ad essere stupido sei anche sordo.-

    -No ma dico … perché?-

    -Non chiedermi perché quel pazzo ha voluto cambiarti stanza. Non ne ho idea.- disse quasi scocciato. Il “pazzo” era sicuramente Komui. Pensò alla miriade di ragioni possibili, finché gli giunse la più plausibile: l’aveva fatto per tenerlo lontano dalla stanza in cui aveva dormito con Bookman. Era ovvio. –ora… devo prenderti a fette per farti staccare o scendi da solo?- chiese sempre più alterato.

    -Sì sì, scusa.- sentì un ringhio mentre scendeva.

    -Baka Usagi.- sussurrò, per poi restituirgli la stampella che aveva portato assieme a lui.

    -Grazie.-

    -Bene, ora io vado.- disse il giapponese, voltandosi. Fu allora che Lavi si sentì nel panico, un senso di paura lo invase.

    -Aspetta Kanda!- lo fermò per una manica, facendolo voltare.

    -Che vuoi?! Ho altro da fare e … -
    Kanda si bloccò quando i loro occhi si specchiarono. Oh no … gli stava facendo di nuovo pena. Lo lasciò andare all’istante.

    -Ah ah … scusa … ah ah … non so … cosa mi sia preso … - cercò di ridere, ma sembrò una smorfia mentre il proprio volto iniziava a sbiancare. Non poteva dirglielo. Era troppo patetico.

    -Tzè … dici cose senza senso.- e detto questo Kanda lasciò la stanza, lasciandolo da solo. Tremendamente solo. Quando il giapponese chiuse la porta, Lavi si sentì smarrito. Un senso di vuoto lo riempì, mozzandogli il respiro. Era stato altre volte da solo, questo era ovvio … ma mai COSì solo. Anche se aveva perso tutto, anche se ormai non gli importava più di niente, c’era una cosa che ancora lo terrorizzava: la solitudine. Prima di quel giorno era stato in infermeria e lì bene o male c’era sempre qualcuno a fargli compagnia ... in quella camera invece sentiva il silenzio, cosa che ormai non era più abituato a sentire. C’era talmente silenzio da stordirlo, da fargli male alle orecchie. Quando c’era il vecchio sentiva il rumore della carta e della penna, quando era in missione sentiva gli altri esorcisti, quando camminava sentiva il rumore del vento, nei corridoi sentiva l’eco dei propri passi … lì … era tutto … insonorizzato. Non sentiva alcun rumore.
    Ebbe quasi l’istinto di fuggire da quella stanza, ma dopo tutti lo avrebbero guardato con ancora più pena e lui non voleva. Con un gemito di frustrazione si gettò sul letto, afferrandone la coperta e avvolgendovi dentro, rimanendo accucciato.
    Chiuse gli occhi, sperando di ascoltare solo il proprio cuore battere. Il suo cuore … quell’insulso e inutile organo che gli aveva creato solo guai, che gli aveva tolto tutto. Si strinse il petto con una mano, forte … gli faceva male.
    Il proprio corpo iniziò a tremare all’idea di passare la sua prima notte completamente solo.

    -V…Vecchio … dove … sei? … - mormorò, senza rendersene neanche conto. –ho paura … vecchio … torna … vecchio … Panda … Bookman … M… Mae … stro …-
    Quella notte versò altre lacrime, stupendosi di averne ancora
     
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    CUORE DI GHIACCIO

    Passarono altre giornate. Lavi sembrava riprendersi poco a poco, ma il sorriso ancora non gli si vedeva in[sul] viso. Rimaneva sempre serio e ormai tutti ci avevano fatto l’abitudine, nonostante fossero tristi per lui. In mensa veniva ad ogni pasto e tentava ogni volta di stare in un tavolo a parte, da solo, lontano da tutti. C’era solo una persona che si sedeva al suo fianco tutte le volte per primo: Kanda. Tutti erano stupiti da quel comportamento, ma molti teorizzavano che Lavi fosse simile al giapponese come carattere, per cui lo sopportava maggiormente.
    Subito dopo Kanda, tentavano di aggiungersi Allen, Linalee e Crowley, ma il rosso e il moro non parlavano comunque, mangiando sempre in silenzio. Lavi, per lo meno, parlava un po’ di più rispetto a prima: riusciva di nuovo a chiacchierare con le persone, ma non era più il ciarlone di un tempo che animava l’atmosfera.
    Il giovane Bookman aveva anche ripreso a leggere, poco, ma era un passo avanti: leggeva un libro molto più lentamente, non rimaneva attaccato ad esso per troppo tempo; anzi, massimo per due ore. Dopo quel lasso di tempo appoggiava il volume da qualche parte e si concentrava su altro, come se fosse ancora un trauma: un tempo Lavi non si sarebbe mai staccato da un libro se non prima di averlo finito.
    Per quanto riguardava la sua salute fisica, ormai era guarito del tutto: camminava senza stampelle, le ferite si erano rimarginate completamente. L’unica cosa che ancora non guariva era il suo animo, nonostante fosse migliorato molto da qualche settimana prima.

    -Kanda-Sama … Lavi-Sama … - una mattina un Finder si avvicinò al loro tavolo, chiamando i due in questione.

    -Sì?- chiese Lavi.

    -Che vuoi?!- rispose il moro con stizza.

    -Ehm … siete richiesti dal Supervisore Komui. – rispose il Finder, un po’ sottopressione a causa di Kanda.

    -Grazie, arriviamo subito.- Lavi lasciò a metà la propria colazione, alzandosi. Kanda lo fissò. Che fosse arrivato il momento della prima missione di Lavi dopo quello che era successo? Voleva capire che reazione avrebbe potuto avere il rosso, ma questi per il momento sembrava impassibile. Forse l’avrebbe visto più tardi alla notizia di Komui. Il giapponese aveva il timore che il compagno avesse paura di quel giorno più di ogni altro.
    Kanda lo seguì senza proferir parola, senza neppure guardarlo. Camminavano nel silenzio che, ormai, li accomunava.
    Arrivarono e fu Lavi a bussare alla porta. Kanda non si era reso neanche conto di essere arrivato finché non sentì il rumore delle nocche contro il legno … era sovrappensiero. Non era da lui essere con la testa fra le nuvole! Maledetto Coniglio!

    -Avanti!- arrivò una voce dall’interno.

    -Buongiorno Komui. Ci avevi chiamato?- chiese Lavi, appena aprì la porta ed entrò nella stanza.

    -Sì, ho chiamato proprio voi due.- disse con un sorriso. –Lavi … volevo chiederti … come stai ora?- Kanda spalancò gli occhi e guardò il rosso. Ecco … i suoi dubbi stavano avendo conferma. Come avrebbe reagito Lavi?

    -Cosa intende?-

    -Fisicamente.- precisò Komui.

    -Sto bene, grazie. Sono guarito completamente.-

    -Oh, perfetto.- Komui sembrò sollevato di questo, guardando il rosso da capo a piedi. C’era una persona, tuttavia, che vedeva una certa freddezza nella riposta di Lavi e stava iniziando a preoccuparsi. –Vi ho chiamati qui perché volevo affidarvi una missione.- ecco quello che Kanda temeva di più. Quest’ultimo lanciò un’occhiata al rosso per controllare come avesse preso la notizia, ma … era una maschera impassibile.

    -Di che si tratta?- chiese Lavi, prontamente. Kanda non capiva: perché il rosso era così impassibile? Perché non mostrava un minimo di stupore o di debolezza? Era lì, in piedi, assolutamente immobile come se fosse calmo. Perché il giapponese sentiva che non erano quelli i veri sentimenti del compagno? Perché gli dava l’impressione di sentire un grande dolore?
    Non ascoltò molto della missione, fu Lavi il più attento fra i due, dato che continuava a fare domande per precisare al meglio la situazione. Kanda si limitò a stare in silenzio, passando lo sguardo da Komui all’ex Bookman dando più importanza a quest’ultimo.

    -Molto bene. Quando dovremo partire?-

    -Possibilmente subito.-

    -Bene … Kanda, ci sei?- chiese il rosso, voltandosi verso il giapponese ed incontrando il suo sguardo. Kanda rimase un po’ scioccato nel vedere la freddezza di quell’occhio verde che un tempo avrebbe sprizzato gioia da tutti i pori.

    -Tzè, ovvio che ci sono, Baka Usagi! Dove dovrei essere?-

    -Mah, non so … sembravi fra i tuoi pensieri e per un attimo ho pensato che fossi da tutt’altra parte con la testa.-

    -Tzè, vaneggi.- e detto questo gli diede le spalle, avviandosi verso la porta.

    -Arrivederci, Supervisore.- disse Lavi a Komui. Kanda non salutò nemmeno e si diresse lungo il corridoio per andare a prendere le proprie cose.

    -Ah Kanda!-

    -Che vuoi?!- chiese irritato alla voce del rosso.

    -Ricordati di prendere qualcosa per il caldo, non è che la tua pelle resiste poco ai raggi del sole?-

    -Tzè, lo so da me che devo prendere, non sono affari tuoi quello che devo fare o no con la mia pelle.-

    -Kanda … ma lo sai dove dobbiamo andare?- il giapponese si sentì un po’ smarrito. Questa gli mancava … era stato talmente attento al rosso che non aveva la più pallida idea di dove fossero diretti.

    -In un luogo caldo mi sembra, no?- il moro sentì Lavi sbuffare.

    -Ma allora eri davvero distratto.- il giapponese si allarmò, che intendeva dire? Si voltò verso di lui confuso e con la strana sensazione di trovarsi completamente disarmato. –Le opzioni sono due, o sei ignorante in geografia o non sei stato attento.- era sempre più confuso. –Ti sembra che l’Alaska sia un luogo caldo?- Fu allora che capì. Lavi aveva detto quella cosa sui raggi del sole per testare se era stato attento un minimo oppure no. Che infame bastardo! Il giapponese sentì il proprio volto andare a fuoco. –Non sei stato attento.- e non era una domanda.

    -Ma ti sembra il momento di fare questi giochini idioti?!- chiese alterato, cercando di arrampicarsi sugli specchi.

    -È che mi sei sembrato distratto per tutto il tempo e devi portarti dietro qualcosa di caldo o saresti gelato lassù. Si vuol sapere che ti prende?- non lo sapeva nemmeno lui. Quell’occhio che lo fissava per un attimo non fu freddo, ma curioso ed intenso, riusciva quasi a metterlo in imbarazzo. Arrossendo fino all’inverosimile, Kanda gli diede le spalle.

    -Non sono affari tuoi.- ringhiò, per poi allontanarsi velocemente. Che diamine gli era preso?! Perché non era riuscito a stare attento? Perché era arrossito in quel modo? Perché stare con Lavi lo agitava così? Perché era preoccupato per quel coglio…

    -ATTENTO KANDA!- Sentì due braccia afferrarlo proprio nel momento in cui il suo piede trovò il vuoto invece che il pavimento. Provò un senso di vertigine e si ritrovò di fronte ad un precipizio, ma col sedere che sbatteva contro il pavimento. Che … diamine … ci faceva … un buco … IN MEZZO AL CORRIDOIO?! Si voltò di scatto verso quel corpo così attaccato al suo ed incontrò un occhio verde preoccupato e arrabbiato assieme. –ma si vuol sapere che hai oggi?!- chiese quasi urlando Lavi. L’unica cosa a cui Kanda pensava in quel momento, era che non era MAI stato così vicino al rosso che in quel momento. –Oggi ho sentito che un altro Komurin ha fatto un po’ di casino e ci sono buche ovunque! Ti rendi conto che se cadevi ti potevi far male sul serio?!- eccome se lo sapeva. Quel buco era profondo almeno tre o quattro piani, se fosse caduto si sarebbe fatto molto male. Il proprio cuore iniziò a battere forte per lo spavento preso … era davvero solo per lo spavento?
    Kanda spostò le braccia di Lavi in malo modo da sé e si alzò in piedi, allontanandosi.

    –Kanda, forse oggi dovresti stare all’Ordine, sei parecchio distratto! Se fai così in missione … - propose il rosso.

    -STA ZITTO! Sto bene, ok?! Sono solo un po’ stanco, tutto qui!- perché si scaldava? –Mi riposerò in viaggio, va bene?! Non ho dormito molto stanotte e … - perché ora trovava delle scuse? - … Basta! Andiamo a prepararci.- tagliò corto, per poi andarsene più rapidamente di prima, lasciando Lavi seduto in mezzo a quel corridoio, di fronte al buco nel quale stava per cadere.
    Dopo questo fatto, Lavi e Kanda non si parlarono molto durante il tragitto fino all’Arca. Dovevano prendere un Gate che si apriva a qualche chilometro dal luogo in cui erano diretti: non aveva una porta immediata, quindi avrebbero dovuto prendere un treno e poi trovare la locanda in cui alloggiavano. Non si parlarono molto neanche in stazione, né in treno. Sul vagone Kanda finse di dormire, così che potesse smettere di guardare quel volto spento, ma anche per rendere atto di quel che aveva affermato nel corridoio dell’Ordine. Perché quel complessato aveva affidato a lui la missione con Lavi? Perché non ad altri? Perché Lavi si mostrava più socievole con lui che con la Mammoletta o Linalee o chi altri? Non ne poteva più di essere così confuso e di avere solo dei “perché?” in testa.
    In Alaska c’era freddo, aveva potuto appurarlo in attesa del treno in stazione e quando erano usciti dal vagone per cercare la locanda. Erano arrivati in un piccolo paese chiamato Fairbanks o qualcosa del genere, dove c’era neve … neve … neve … neve … TANTA … neve. Tutto era ricoperto di bianco, era quasi accecante, ma il freddo era la cosa peggiore: purtroppo era inverno e in quei luoghi dire che si gelava era poco, c’erano chissà quanti gradi sotto lo zero … e loro due non erano abituati a tali temperature.
    Quando finalmente arrivarono alla locanda, erano peggio di due ghiaccioli tremanti, nessuno dei due era riuscito a rimanere impassibile a tutto quel freddo.

    -S … sa … salve … - disse Lavi, battendo i denti al locandiere. In quelle zone si parlava inglese, quindi erano avvantaggiati con la lingua.

    -Salve, posso aiutarvi?- Era un uomo abbastanza basso, cicciottello, occhi chiarissimi e capelli biondo platino, aveva un aspetto quasi buffo e goffo.

    -Siamo … del … l’Ordine … O… Oscuro … ci … ci avevano …c … chia … m… mati pe… per dei … s … stran … ni feno … no … meni. – Lavi tremava a vista d’occhio e il locandiere se ne rese conto.

    -Oh, sì ci hanno già avvisati. Prego, andate a sedervi entrambi vicino a quel fuoco laggiù, siete due pezzi di ghiaccio.- Kanda non fu mai tanto felice di vedere un fuoco scoppiettante come in quel momento. Lavi ringraziò e si sedettero entrambi sul divano vicino alle fiamme, per tentare di scaldarsi. Come minimo qualche gelone lo avevano preso da qualche parte, ai piedi in particolare.
    Il locandiere prese loro le valige e le portò al piano di sopra, mentre i due esorcisti si scaldavano.

    -O … odio … la … la neve … - mormorò Kanda.

    -C’è … qual … cosa … che … che non odi, Kanda?-

    -tzè … non dirmi …. Che … ti piace … qu … quest … a … stra …. m … maledet … ta … neve … o … giuro … che … che ti ammazz … o … co … comunq … ue … non … od … io … il … il fuo … co.-
    Sulle labbra di Lavi apparve l’ombra di un piccolo sorriso. Kanda lo guardò: Lavi era bagnato quanto lui, i capelli rossi scendevano sulla sua fronte in parte ghiacciati in parte gocciolanti, le sue labbra erano ancora viola e leggermente aperte mostrando i denti bianchissimi e battenti. Il giapponese rimase incantato … non aveva mai notato che Lavi fosse … sì insomma … diverso. Le fiamme poi facevano uno strano gioco coi suoi capelli e la sua pelle: i primi sembravano giocare col fuoco, la seconda si colorava dando una tonalità splendida. Sì … il fuoco era adatto a Lavi.

    -Ho qualcosa in faccia?- chiese Lavi, fissandolo, Kanda scosse la testa, arrossendo di nuovo. Perché arrossiva?

    -No, niente.-

    -Perché mi fissavi allora?-

    -Tzè, non ti stavo fissando.-

    -Invece sì.-

    -Tzè, sogna di meno, Baka Usagi.- era difficile negare anche l’evidenza, Lavi normalmente lo avrebbe preso in giro … ma il Lavi attuale si limitò a voltare di nuovo la testa verso il fuoco senza dire una parola. Questo gli faceva ancora un po’ male.
    Il locandiere tornò indietro portando loro delle coperte, con le quali si avvolsero mentre parlavano della missione. Si tolsero le scarpe e, com’era previsto, avevano i piedi cosparsi di macchioline violacee. Geloni … e facevano male. Kanda scoprì i, così detti, “strani fenomeni” di cui aveva parlato Lavi al locandiere. Il rosso volle spiegare al giapponese tutto quanto nel dettaglio, dato che nell’ufficio di Komui era stato distratto e in treno aveva dormito.

    -Quindi … c’è una sorta di … presenza o qualcosa del genere che cattura gli uomini e li fa sparire nel nulla.-

    -Questo è quello che dicono gli abitanti, ma si sa che nei piccoli paesi s’ingigantiscono le cose. L’hanno chiamata “Regina delle Nevi” perché assomiglia molto alla storia dello scrittore Hans Christian Andersen.- Kanda guardò Lavi confuso. Non aveva mai letto favole … non gli erano mai state lette e mai si era interessato di farlo individualmente. –non la conosci?- chiese stupito Lavi. Kanda si sentì in imbarazzo e distolse lo sguardo. –beh … per farla molto breve, è la storia di due amici d’infanzia, Kay, un bambino, e Gerda, una bambina. Sono vicini di casa e le loro finestre sono unite da un piccolo giardino colmo di rose bianche e rosse. Mentre i bambini giocano, un frammento di uno specchio malvagio entra nell’occhio di Kay e questi comincia a vedere solo il male nelle persone, perdendo così l’amore per Gerda e i fiori. Questo specchio era stato rotto da uno spirito malvagio, che poi aveva disperso tutti i frammenti nel mondo, così che entrassero negli occhi e nei cuori degli uomini corrompendo le loro anime.
    Mentre Kay gioca con uno slittino, arriva una splendida regina della neve su una slitta. Il bambino per giocare si aggrappa alla slitta, senza poi riuscire a staccarsi e la regina lo porta via con sé. Dopo averlo incantato con un bacio, gli fa perdere la memoria e gli impedisce di percepire il freddo pungente della neve.
    Gerda, spaventata per la scomparsa di Kay, decide di andarlo a cercare, affrontando diverse peripezie. Viene aiutata da una cornacchia, due colombi, una renna e da una povera donna. Grazie a questi aiuti, l’ultimo in particolare, riesce a scoprire dov’è la regina e come sconfiggerla.
    Kay viene costretto, dalla regina, a comporre all'infinito parole con alcuni frammenti di ghiaccio perché solo se riuscirà a comporre la parola "eternità" potrà arrivare ad essere padrone della propria vita. Mentre Gerda sta arrivando al palazzo, la regina lo lascia. Gerda trova Kay, lo abbraccia e con le lacrime scioglie il ghiaccio nel cuore di Kay. Kay la riconosce e si mette a piangere a sua volta, facendo così uscire dall'occhio il frammento dello specchio. Mentre Kay e Gerda festeggiano, i frammenti di ghiaccio compongono spontaneamente la parola "eternità", liberando Kay. Questa è a grandi linee la storia vera. Ci sono persone che credono anche che la regina rapisca gli uomini per poi farli diventare delle statue di ghiaccio per l’eternità. Gli abitanti hanno visto una giovane donna bianca come la neve, splendida che soggiogava le persone scomparse. Ma potrebbero essere solo storie ingigantite per fare un po’ di pubblicità o spaventare i bambini.-

    -Che storia ridicola … - mormorò Kanda. –ecco perché non ho mai letto le fiabe … sono assurde.-

    -Guarda che in realtà sono intelligenti e danno insegnamenti.-

    -Oh, certo … secondo te il rapimento di un bambino e spaventare un figlio con questa regina delle nevi sono un insegnamento … bah … -

    -L’insegnamento sta nel viaggio della bambina, l’amore che prova per l’amico. L’amore è un sentimento che può sciogliere qualsiasi cuore di ghiaccio. Anche il tuo, volendo.- Kanda per poco gli si gettò contro per picchiarlo, ma si limitò a guardarlo con furore.

    -Chi ha detto che dovrei innamorarmi? L’amore è una cosa stupida ed insignificante.

    -Perché forse non l’hai mai provata sul serio. L’amore è un bel sentimento, Kanda.-

    -Rende solo deboli e fa soffrire.-

    -Che faccia soffrire non lo nego, ma è una sofferenza dolce.-

    -Che vuoi saperne tu che non hai mai amato nessuno?!- chiese alterato, per poi rendersi conto di quel che aveva detto. Trattenne il fiato impercettibilmente e guardò Lavi ad occhi spalancati. Il rosso lo stava guardando in modo gelido, impassibile … ma anche ferito. Il cuore di Kanda si spezzò.

    -Hai ragione … - sussurrò il rosso, alzandosi.

    -No, Lavi … - cercò di chiamarlo.

    -No, Kanda. Hai ragione … io non ho mai amato perché ero un Bookman e non mi era permesso. Vado in camera a riposare, scusa.- e, prendendo le proprie scarpe e la chiave che era stata lasciata sul comodino di fronte a loro, si diresse verso le scale che portavano alle camere.
    Kanda rimase sul divano a fissare le fiamme, sconvolto. Che … cosa … aveva … detto? Cosa si era permesso di dire? Come aveva potuto dire quella frase tanto crudele? Lavi stava cercando con tutto se stesso di ritornare quello di sempre, cercava di dimenticare di essere stato un Bookman, aveva fatto passi da gigante … e lui? Che faceva? Glielo rinfacciava? Gli ricordava che era stato un Bookman? Gli ricordava il dolore che aveva provato? Gli ricordava che per colpa di quel cuore, che in realtà aveva amato, lui aveva perso il suo sogno più grande?
    Il petto gli faceva male e lui si sentì uno stupido. Lavi non lo avrebbe più guardato in faccia. Komui si sbagliava: lui non era la persona adatta a far tornare il sorriso a Lavi, lui era solo capace di ferirlo ulteriormente.
    Si accovacciò sul divano, stringendosi nella coperta, serrando gli occhi e continuando a darsi dello stupido. Normalmente se ne sarebbe altamente fregato, eppure da quando stava in contatto con Lavi tutto era cambiato. Lo sentiva. L’imbarazzo, il dolore, la preoccupazione, la distrazione. Che gli stava succedendo, maledizione?! QUALCUNO POTEVA SPIEGARGLIELO?! Non ci capiva più niente.
     
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