Bloody Fog

[Yaoi soprannaturale, rating Arancione] Dedicata ad artemis89

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  1. 'r a b i;
     
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    Titolo del capitolo: Bloody Fog
    Personaggi: Lavi / Tyki Mikk
    Rating: Arancione
    Note dell'autore: One-shot / Drammatico / Sovrannaturale -Dedicata ad artemis89-
    Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà della Sensei Hoshino Katsura; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.

    Bloody Fog

    Parigi è una città notturna, questo è risaputo. I suoi teatri scintillano come gioielli al collo di una dama, le strade del centro straripano di gente che, irrequieta ed impaziente, si smembra all'interno dei teatri e dei salotti letterari così in voga a quel tempo.
    La Parigi per bene, quella dei quartieri alti, si svegliava al calar del sole.
    Ma ogni medaglia ha il suo rovescio che, in questo caso, può benissimo essere rappresentato dalla stazione di Gare du Nord, alla quale giungevano i treni provenienti dall'Olanda. Durante il giorno si presentava come un centro animato da un intenso fervore e vivacità, risuonante di saluti di benvenuto e di addii provenienti dai treni. Ma quando la notte calava non vi erano più le luci dei grandi lampadari, le voci allegre di coloro che vivevano la stazione. No, il padrone solitario era il silenzio.
    «Ma che cavolo! Possibile che solo il mio treno doveva ritardare di tre ore l'arrivo??» Una voce seccata, una voce da bambino, si intrufolò in quel regno disabitato e freddo. Proveniva da un ragazzo visibilmente irritato, al suo seguito una valigia stracolma, che arrancava nella fitta nebbia di quella nottata alla ricerca dell'uscita. La sua rossa chioma, in parte celata da un cappuccio per proteggerlo dall'umidità, sembrava emettere luce ed uno stridente rumore, confusionario come il proprietario. Il suo passo, cadenzato e pesante per la stanchezza, dava un ritmo al vorticare incessante della nebbia attorno a lui.
    Il suo nome era Lavi; sarebbe diventato, a partire dal giorno successivo, il nuovo bibliotecario dell'immensa Bibliothèque Nationale de France, una delle più fornite a livello internazionale. Era stato un vero colpo di fortuna per lui; ancora diciottenne, e per di più guercio, era stato notato dall'ambasciatore francese per la sua meticolosità e per il suo immenso amore per i libri. Una vita consacrata alle pagine macchiate d'inchiostro, una vita dedicata alla lettura. E quel posto di lavoro così prestigioso e così a contatto con ciò che amava lo elettrizzava, come anche il vivere in una città come Parigi. Era sempre stato il suo sogno.
    Sogno che, a causa di un treno, stava per essere ritardato di parecchie ore. Doveva giungere a Parigi alle 7 di sera, quando invece aveva subito un rallentamento all'altezza del confine, causandogli un ritardo di ben tre ore. E Lavi, non conoscendo nessuno che potesse accompagnarlo, si ritrovò a vagare per la stazione completamente da solo.
    Gli sembrava di continuare a girare in tondo. L'uscita non riusciva a trovarla da nessuna parte, e si stava facendo sempre più tardi. Anche i bigliettai erano tornati a casa, al sicuro tra le mura domestiche.
    Cominciava a fare freddo, ed il giovane si sentiva stanco. Decise quindi di sedersi su una delle tante panchine della stazione per riposarsi un poco, al fine di continuare poi la sua ricerca. Ma non appena smise di camminare, il silenzio piombò pesante come un macigno. Lavi poteva sentire il rombo del suo sangue nelle orecchie, il ritmo cadenzato del respiro che fuoriusciva dalle sue labbra in nuvolette di fiato condensato. La nebbia disegnava un paesaggio onirico, irreale, entro il quale si potevano solo scorgere i vaghi contorni degli oggetti, neri e bui. Il rossino deglutì, grattandosi nervosamente un braccio. Il rumore del gesto si diffuse per tutta la stazione, accentuando il senso di vuoto e di solitudine. Piccole goccie di sudore freddo cominciarono ad imperlare il corpo del giovane; non vedeva l'ora di andarsene da quel posto, di stare al sicuro in una poltrona accanto al fuoco con un bel libro sulle ginocchia.
    Ma le sue speranze e il suo pensiero confortante vennero interrotti dal volteggiare sereno di una farfalla. Era più grande delle farfalle normali, ed era nera. Lavi la seguì con lo sguardo, improvvisamente interessato e curioso; tese una mano verso l'insetto, che si allontanò di qualche metro per poi fermarsi, come ad aspettarlo.
    Ovviamente Lavi non se lo fece ripete ancora e, ripresa in mano la valigia, si alzò e seguì il lepidottero. Lungo corridoi, all'interno dei cubicoli dei bigliettai, verso i treni ora fermi e freddi come pietra. La farfalla sembrava non avere pace, sbatteva le sue leggere ali in un movimento simile ad una danza. Quando, ad un certo punto, dopo aver lasciato indietro di qualche passo Lavi, molto semplicemente svanì.
    «...Eh? Ma dove è finita?» Si chiese il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli color del sangue. Ma non ebbe molto tempo per pensarci, che un respiro suadente e caldo come cioccolato colò all'interno del suo orecchio.
    «Buonasera, viaggiatore.» Lavi si irrigidì, il cuore sembrava voler rompere i legami col suo corpo e scappare via. Non si sarebbe mai aspettato di trovare qualcuno -che poi non sembrava un qualcuno normale- in quella stazione così vuota.
    «Per caso hai bisogno di...» Il rosso sentì una mano dell'intruso scivolare a prendergli il polso, serrandolo in una presa ferrea e crudele. «... Una mano per uscire da qui?»
    Lavi fece un sorrisino nervoso, per scacciare via la tensione che gli aveva attanagliato le viscere e arrocchito la voce. «Cosa te lo fa pensare?»
    «Mah... forse il fatto che stavi seduto, al freddo...» All'ultima parola insufflò fiato caldo sul suo volto. Odorava di cannella. «... da solo, e che per distrarti ti è bastato seguire una farfalla?»
    Colpito e affondato. Aggrottò le sopracciglia, girandosi di scatto torcendo un poco il polso. Faceva male, si, ma era sopportabile. «Si può sapere che cosa vuoi??» Sbottò, ma rimase senza fiato qualche secondo più tardi. Si ritrovò a fissare delle iridi dorate, un volto privo di imperfezioni e liscio come marmo, e un corpo fasciato da un elegante abito in cotone nero.
    La creatura talmente perfetta schiuse le labbra ben modellate in un sorriso beffardo. «Ho sentito parlare di un nuovo bibliotecario...» Cominciò, prendendo con la mano libera il mento di Lavi con solo due dita, pizzicandolo. «E volevo... conoscerlo bene, si...»
    La sua voce, così udibile nel silenzio, era seduzione allo stato puro. Come tutto di lui; un essere creato per attirare altri verso la sua persona, verso il suo corpo. E, ovviamente, Lavi non fu da meno.
    «Ah... Volevi conoscermi?» Sussurrò, con una voce così diversa da quella dell'uomo. Così come anche la pelle che, bianca come l'avorio, riluceva nel buio del vicolo dove l'uomo lo aveva trascinato. In particolare, l'altro venne attirato dal collo. Così esposto, così delicato e mai intaccato da labbra estranee. Un collo vergine, se così si può dire.
    Il sorriso si ampliò, mettendo così in mostra le piccole e letali zanne di cui l'uomo era munito.
    «Si... Io mi chiamo Tyki Mikk. E tu?» Lavi si sarebbe dovuto rendere conto del pericolo che stava correndo, sarebbe dovuto scappare veloce come una saetta. Ma il vampiro, così ammaliatore, lo teneva legato a se con catene invisibili. Era impossibile scappare.
    «Il mio nome... è Lavi...»
    «Lavi, eh? Bene, allora fatti conoscere meglio...» L'uomo chiamato Tyki posò le labbra morbide come seta e dure come il marmo sul collo del giovane. Succhiò appena la pelle d'avorio, pungendola poi con le zanne. Il sangue cominciò a fuoriuscire, finendo nella gola assetata del vampiro.
    «Ahn...» Gemette il rossino, tentando di allontanare l'uomo con una mano. Ma dopo qualche secondo giunse il deliquio che precede la morte. Fu uno shock così forte che fece abbandonare Lavi in quella presa. Gemeva solo ogni tanto, come a ricordare alla creatura che era ancora vivo e che non doveva smettere. Sentiva il sangue uscire, le vene e le arterie tiravano come fili, il cuore accellerava i battiti come lo sbattere delle ali di un uccellino. Non voleva arrendersi.
    Ma tutte le cose belle finiscono. Dopo qualche minuto, il rosso si sentì sempre più debole. La vista gli si appannò, le braccia persero la loro forza ricadendo inerti al lati del suo busto. Poi, tutto ad un tratto, emise un singulto strozzato. Era morto. Morto nel piacere.
    Solo a quel punto Tyki si staccò, la bocca piena del sapore del sangue di Lavi. Teneva sulle labbra il sorriso con il quale lo aveva ammaliato. Passò la lingua sui due piccoli forellini al collo del cadavere, facendo sparire ogni traccia.
    Indugiò un attimo a guardargli il volto, perfetto anche nella morte. Per un secondo gli attraversò la mente il pensiero di trasformarlo in vampiro, ma poi rise di gusto allontanandosi.
    No, non sarebbe stato più divertente.

    Bloody Fog -Fine-
     
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  2. artemis89
     
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    :67.gif: oh mia regina, lei lo sa che la venero, vero?!

    questa shot è bellissima** e poi mi sento così lusinagata per la dedica *tutta rossa* GRAZIE BELLA!!
     
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  3. 'r a b i;
     
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    ù_ù*
    Non devi ringraziarmi xD L'ho scritta con piacere per te <3
     
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2 replies since 23/11/2009, 19:57   83 views
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