" Stay with me " - PWP - Lucky

Fanfiction classificata 2° al "First D.Gray-Man Yaoi Contest Fanfic" indetto da 'r a b

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  1. XShade-Shinra
     
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    - Stay with me -
    Una notte in albergo tra un facoltoso uomo d'affari ed il suo "traduttore". [Yaoi - PWP - Tyki x Lavi]
    Fanfiction classificata 2° al "First D.Gray-Man Yaoi Contest Fanfic" indetto da 'r a b i; sul Forum D.Gray-man Yaoi Revolution

    -Title: Stay with me
    -Autor: XShade-Shinra
    -Manga: D.Gray-man
    -Pairing: TxL (Tyki x Lavi - Lucky)
    -Genre: PWP - Yaoi - AU
    -Rating: Rosso
    -Chapters: One Shot
    -Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento! ^^ L'immagine finale è Copyright by BANZY, io l'ho solo photoshoppata.
    -Prompts: Mezzaluna, Scribacchiare, Domino, Spiazzo, Concepire, Landa, Superficiale, Mela, Forgiare, Dolore (i prompts scritti in corsivo sono solo citati)



    -Stay with me-


    Ormai la notte era calata da diverse ore sulla città di Domino, rischiarata da una mezzaluna talmente splendente da illuminare il riverbero delle nuvole in cielo; le stelle erano già da anni invisibili a causa dell'inquinamento luminoso e qualcuno quasi credeva che fossero chimere. La vita continuava a scorrere frettolosa in mezzo alle strade: le macchine correvano per le vie, rispettando a mala pena la segnaletica, le insegne al neon sfarfallavano appena, i locali notturni rendevano vive le strade con la loro musica e con le loro luci, alcune soffuse ed altre psichedeliche, mentre le case restavano con i lumi spenti, segno che gli inquilini si erano già addormentati; si potevano comunque notare alcune piccole lucine alle finestre leggermente aperte a causa dell'afa estiva, erano quelle delle lampade delle scrivanie di alcuni universitari alle prese con i libri o lettori rapiti dall'ultima parte di un romanzo o persone che preparavano piccoli regalini per il partner o, ancora, quelle di chi lottava contro le zanzare, tendendo loro un agguato per poi spiccicarle al muro, macchiandolo di rosso.
    Ma nel luogo più alto di tutta la città, vi era una luce che era rimasta accesa tutto il giorno, preparata in precedenza dai proprietari dell'hotel per l'avvenuta di un ospite molto prestigioso: il suo nome era Tyki Mikk. Costui era capo di una florida azienda di giochi - da quelli per bambini a quelli per adulti - e quel giorno doveva tenere un importante congresso con altri tre imprenditori del settore che avevano scelto appunto una città stravagante come Domino per questa loro riunione, per via dell'omonimo gioco.
    Dopo essere arrivato dal mattino in quel luogo, aveva avuto giusto il tempo per mangiare un boccone per essere puntuale al convegno, dove aveva fatto un bel figurone, non solo per suo il discorso, preparato da lui e curato addirittura da degli psicologi, ma anche per la sua bella presenza; oltre ad essere un uomo molto facoltoso, infatti, era anche di innegabile prestanza fisica, i tratti latini facevano ben intuire le sue origini portoghesi, gli occhi parevano pepite d'oro ed aveva un neo sotto l'occhio sinistro che gli impreziosiva ancor di più il viso.
    Il congresso era da poco giunto al termine, che Tyki si stava già recando alla stanza d'albergo prenotatagli dalla sua segretaria giorni prima, accompagnato da un bel ragazzo dai capelli rossi ed una benda sull'occhio destro. In molti lo conoscevano: da quasi un anno, ormai, era il traduttore fisso del signor Mikk, accompagnatore in tutte le sue trasferte di lavoro, mancando solo sporadicamente. Naturalmente tutti sapevano che la vetrina di traduttore era solo una copertura per l'impiego più redditizio del bel ragazzo dal sangue misto, difatti era l'escort personale di Tyki.
    «Anche questa volta è stato fantastico, signor Mikk.» lo lodò, parlando con lui in portoghese, la lingua natia di Tyki, regalandogli il sorriso dolce e solare per il quale tutti nell'azienda lo conoscevano.
    «E' stato facile, Lavi.» disse con falsa modestia, chiudendo gli occhi con un'alzata di spalle, ghignando appena.
    I due stavano salendo in ascensore all'ultimo piano dell'hotel a cinque stelle, assieme al segretario contabile ed al commercialista dell'imprenditore; ecco perché si parlavano in quel modo professionale, come a voler tenere le distanze tra loro.
    «Ciò non toglie che lei sia sempre il migliore in questo genere di cose.» continuò a dire, portandosi le braccia incrociate dietro la testa, con fare giocoso.
    Come ricompensa di tutte quelle belle parole, Tyki gli accarezzò i capelli scarlatti con la mano guantata.
    Nonostante il ruolo di accompagnatore gli imponesse un certo tipo di comportamento con il cliente, tutti sapevano che era solo una farsa, una maschera che si auto-imponeva per il lavoro e che, una volta in privato con Tyki, il ragazzo avrebbe preso il suo accendino ed avrebbe sciolto la maschera di cera che gli si modellava perfettamente sul viso.
    Le escort non sono semplici prostitute: non dovendo adescare nessuno in strada, non si vestono con abiti succinti e provocanti; inoltre il sesso per loro è un servizio extra, che possono decidere di offrire o meno, poiché principalmente sono uomini o donne di compagnia, solitamente laureate, che prestano i loro servigi a costi più alti delle colleghe di strada poiché i clienti che le richiedono sono di una fascia sociale più elevata. Alcuni escort, come Lavi, fanno capo ad un’agenzia specializzata, altri, invece, lavorano in proprio con annunci et similia.
    L'ascensore arrivò al loro piano con il suono di un piccolo campanellino, aprendo le porte su un corridoio con dei tappeti rossi e costose opere d'arte appese al muro su cornici dorate.
    "Wow... Lulubel ha fatto le cose in grande, stavolta!" pensò l'uomo, salutando svogliatamente i suoi due collaboratori addetti alla contabilità ed appena sentì le porte delle loro camere chiudersi, si avvicinò al traduttore.
    «E' davvero elegante...» bisbigliò tra sé e sé il rosso, girando la testa dalla parte cieca per vedere meglio.
    «Dormi con me, stanotte?» gli bisbigliò il moro all'orecchio, con un velato tono di sensualità.
    «Certo...» rispose, sorridendo in maniera provocante «Avevo già informato l’albergatore.»
    Lavi stravedeva per Tyki e... viceversa.
    Non c’era una sola volta che declinasse gentilmente un’intima offerta del moro. Nonostante Lavi non accettasse mai quei liquidi in più, lo accontentava in tutto e per tutto. I soldi extra guadagnati in quel modo non andavano all’agenzia che gli pagava lo stipendio ogni mese, - era, infatti, un lavoratore assunto con tanto di assicurazione e che pagava regolarmente le tasse, non era stato assunto da dei magnaccia - ma se li sarebbe potuti tenere.
    «Vieni...» lo invitò allora, facendogli strada verso la sua camera, la numero 69.
    Aprì la porta strisciando la tessera magnetica nell'apposita scanalatura e la lucetta diventò da rossa a verde, con il rumore dello scatto metallico della serratura.
    «Prego.» disse educatamente all'escort, spingendo la porta all'interno e tenendogliela con la mano.
    «Uh, grazie.» fece l'altro, entrando ed ammirando per primo la bellezza di quel posto «Wow!» esclamò, mentre anche Tyki metteva piede dentro la stanza «E' uno degli alberghi più lussuosi nel quale mi abbia mai portato!»
    Un grande finestrone, coperto da tende di raso, permetteva di accedere ad un largo terrazzo, un grande letto matrimoniale a due piazze e mezzo occupava gran parte della camera nascondendo la moquette rossa come le pareti dove erano appoggiate una scrivania, un panchetto per le valigie, un divano in tinta con l'ambiente ed un armadio all'apparenza decisamente voluminoso; nella parete più spoglia vi era una seconda porta, presumibilmente che dava ai servizi. Tutte le applique erano verniciate in oro, come gli spigoli dei mobili ed i ricami sulle lenzuola.
    «Vado a vedere il bagno!» fece il ragazzo, aprendo la porta e ritrovandosi in un ambienta talmente bianco da accecarlo, se non fosse stato per le mattonelle dei muri, color oltremare come i vari asciugamani e gli accessori «Davvero un'ottima scelta! Chissà quanto ti sarà costato!» non riuscì a trattenersi, andando ad odorare i sali messi sul bordo della vasca da bagno con l'idromassaggio.
    «Tutte la copertura spese è offerta dal proprietario del mio sexy-shop in Olanda, come regalo di Natale anticipato.» disse sincero «Si è occupata di tutto la mia segretaria.» spiegò.
    «Allora ringrazierò personalmente Lulubel domattina, quando la incontreremo per colazione.» disse, cominciando a spogliarsi per poter fare una doccia «Dopotutto mi attendeva un altro impegno che ho depennato.»
    «Sì, ho saputo dal tuo capo che hai rinunciato ad andare con un importante sultano degli Emirati Arabi che ti avrebbe fruttato il quintuplo dei guadagni, extra esclusi, eppure hai preferito accompagnare me a Domino...» fece il moro, accarezzando il viso del ragazzo «Mi sento lusingato.»
    «Sai che preferisco seguire te, Tyki.» rispose sorridendo e spostando il peso del capo verso la mano per avere così più contatto.
    Dandogli un affettuoso schiaffetto, il portoghese si allontanò, andando all'armadio per togliersi la giacca ed allentarsi la cravatta bianca, cosicché l'altro potesse lavarsi in pace.
    Da quando era solo con il bel portoghese, il traduttore si era lasciato andare ai suoi soliti comportamenti da bambinone e ad un gergo che non si adattava ad una relazione di lavoro, ma per loro quella era la norma, il comportamento che avevano scelto di adottare: Lavi doveva essere semplicemente sé stesso.
    Il rosso impiegò pochi minuti ad uscire dalla doccia, con i capelli bagnati - che miracolosamente pendevano tutti verso il basso, senza sfidare la legge di gravità come di solito facevano, grazie al peso dell'acqua - e lo scultoreo corpo ricoperto da piccole perle che colavano giù lungo il suo busto ed i suoi arti; a coprirlo vi era solo un corto telo doccia tenuto legato alla vita.
    «Ho finito.» avvisò il cliente, il quale lo attendeva con indosso solo i pantaloni del costoso smoking nero.
    «Bene, farò presto.» disse, alzandosi.
    Lavi gli si avvicinò e gli accarezzò un pettorale con una mano, guardandolo negli occhi con una lucina gioioisa. L'altro, senza dire nulla, gli pizzicò il mento tra due dita e gli sollevò il volto, potendolo così baciare sulle labbra, che gli si modellarono perfettamente sulle proprie, in un piccolo tocco senza grandi pretese, come fosse una carezza.
    «E questo?» domandò il rosso, sorridendo.
    «Non ci eravamo ancora salutati per bene.» gli ricordò; la giornata era stato un viavai continuo ed avevano perfino dovuto mangiare al volo un panino in macchina mentre rientravano poiché tutti i ristoranti alle undici avevano già chiuso, nemmeno fossero in una landa desolata e dimenticata da dio e dagli uomini!
    «Eheh! Hai ragione!» fu d'accordo l'altro, spostandosi appena di lato per farlo passare.
    «Uhm, aspetta.» fece il moro, allungando il braccio verso il letto, dove prese una piccola scatoletta dorata, di velluto rosso, poggiata lì sicuramente mentre Lavi era sotto la doccia, e la porse al ragazzo. Sembrava una piccola mela, così scarlatta.
    «Cosa è?» chiese il traduttore, guardando l’oggetto senza capire.
    «Se farai una buona performance, qui ci sarà una cosa per te.» rise.
    «Un anello?» lo sbeffeggiò, ridendo.
    «No, non te lo meriti.» lo liquidò, tirandogli in testa un cuscino «Coniglietto Irriverente!» ridacchiò, andando in bagno «Mi faccio la doccia.» lo avvisò dall’alta stanza.
    «Ok.» disse, aspettando di sentire il rumore delle antine della doccia chiudersi ed un diverso suono dello scrosciare dell'acqua prima di prendere la scatoletta in mano ed aprirla. Lavi era curioso ed impiccione per natura.
    Ma quella volta gli andò male, dato che Tyki, che già bene lo conosceva, gli fece trovare solo un bigliettino tenuto da un verme dal color pistacchio fatto con la plastilina, quello classico delle mele:
    "You Lose, Rabbit!"
    Gonfiando le guance con aria stizzita, la rimise a posto.
    «Dovevo aspettarmelo...» borbottò, incrociando le braccia al petto «Signor neo dei miei stivali...»
    Continuando a brontolare, si distese sul letto, lanciando in un angolo della camera l'asciugamano legato in vita, ed aspettò il portoghese. In un'altra occasione si sarebbe preparato lui stesso nell'attesa, ma Tyki non era un cliente come un altro e Lavi si poteva permettere questi piccoli capricci con lui.
    Il loro era un rapporto particolare. Fin dalla prima volta che il guercio era stato assunto ed i due avevano consumato, Lavi aveva sempre sentito un qualcosa di diverso nel loro rapporto o solo nel loro stare insieme: non era lo sterile sentimento che provava con tutti, ma era un qualcosa di più profondo, per il quale sentiva uno strano calore nascere da dentro, un sentimento a lui sconosciuto e del quale all'inizio aveva paura, poiché lo portava ad essere geloso del proprio cliente e ciò non era accettabile. Fortunatamente l’imprenditore decise di chiamare sempre e solo Lavi per ogni sua trasferta, quasi come se i due avessero stipulato un segreto patto. Naturalmente, per potersi mantenere, Lavi non avrebbe mai potuto fare unicamente l'escort di Tyki e ciò faceva provare non poco dolore al traduttore; da quando si era incontrato con il facoltoso imprenditore, gli piaceva sempre di meno fare l'accompagnatore con altri uomini. Il loro poteva essere visto da tutti come un rapporto superficiale, ma per lui non era assolutamente così: ogni volta che aveva altri clienti, non accettava mai i servizi extra che gli venivano richiesti; quelli, infatti, erano solo per Tyki. In questo modo non guadagnava di certo buone cifre ed era costretto ad accettare molti incarichi, ma sempre pronto a depennarli ed appioppare gli uomini con i quali aveva appuntamento ad altri colleghi per essere libero non appena il signor Mikk, o chi per lui, si presentasse a richiederlo. Ciò, ovviamente, non era sempre possibile e delle volte doveva lasciare il suo cliente preferito nelle mani di un altro e sapeva fin troppo bene dai collaboratori del moro che anche quel ragazzo veniva invitato a restare le notte con Tyki, ma il guercio non si lamentava poiché non poteva avanzare nessuna pretesa verso il portoghese.
    Una storia di muto dolore, mascherato da un sorriso.
    Sbuffando rumorosamente, si ravvivò i capelli che nel frattempo si erano asciugati, diventando ribelli come il padrone, e sentì che lo scorrere dell'acqua era stato interrotto.
    Girò il viso dalla parte sinistra appena in tempo per vedere l'entrata in scena del moro completamente nudo, senza un solo velo a coprirlo, con il palese segnale che era bisognoso dei servizietti extra del suo escort.
    «Cosa hai trovato nella mela, Bianconiglietto?» gli chiese, rimanendo in piedi davanti al letto.
    Lavi fece scorrere l'occhio insieme alle goccioline che ricoprivano la pelle bronzea portoghese.
    «Non l'ho aperta.» mentì spudoratamente.
    «Non ci credo.» ghignò il moro, facendogli cenno d'avvicinarsi.
    Non rispose oltre e gattonò verso il moro, fino a farsi accarezzare dalla sua mano, per poi avanzare ancora e cominciare a leccargli l'organo già eccitato. A quel fare, Tyki non insistette per cercare una verità che già sapeva e si lasciò stuzzicare dal bel ragazzo dai capelli rossi, che gli lappava l'intimità con movimenti forti, ma lenti, ricoprendoglielo di calda saliva; arrivato alla sommità cominciò a suggerla appena, sollevando lo sguardo agli occhi ferini del cliente, il quale continuò ad accarezzargli i capelli fulvi, senza mettergli fretta. La bocca dell'accompagnatore si aprì un po' di più, così da poter accogliere la gloria dell'uomo nella propria cavità orale con un movimento lento, in modo da non farsi male e nel contempo di farsi desiderare; dopo pochi istanti cominciò a muovere la testa avanti ed indietro, con un movimento cadenzato in crescendo, riempiendo la stanza del suo respiro affannato dalle narici, il leggero mugolio del suo cliente ed i piccoli rumori dei suoi risucchi.
    «Bravo...» lo lodò il moro, accarezzandogli la testa dietro un orecchio, come se fosse una bestiola.
    Lavi socchiuse l'occhio, godendosi appieno quella coccola, mentre un angolo del labbro gli si incurvava appena in un sorriso. Era molto felice di fare quelle cose con Tyki, ormai era l’unico con il quale provasse veramente piacere, con gli altri era stato soprattutto un gioco.
    Smettendo momentaneamente di muovere la testa, arrivò alla base dell'asta della quale si stava occupando ed iniziò a succhiarla, lasciando che la lingua scivolasse fuori per prendesi cura delle ghiandole. Tyki gli aveva confessato che era uno dei pochi che vi riusciva e lui adorava essere speciale per quel cliente. Dopo pochi secondi, riprese poi a muoversi, afferrando con i pugni le candide lenzuola che sapevano di ammorbidente al sapone di Marsiglia per non doversi toccare e quel gesto non sfuggì allo sguardo del portoghese, pronto a cogliere qualunque smorfia di piacere - o dolore - da parte dell'altro.
    «Ma guarda...» ghignò, portandosi due dita alla bocca "Qui c'è qualcuno impaziente."
    «Uhm?» fece il traduttore, alzando gli occhi, trasmettendo piacevoli sensazioni all'uomo con le vibrazioni delle sue corde vocali.
    L'imprenditore non rispose e, mettendo la mancina sul materasso per fare leva, si stese sulla schiena del ragazzo, che ruotò la testa in obliquo per stare più comodo, abbassando, inoltre, la parte anteriore del corpo con il risultato di mettere alla mercé del cliente il proprio lato B. Tyki passò le dita trattate in precedenza nel canale tra i due sodi glutei che il rosso poteva vantare, per poi premergli il polpastrello del medio contro l'apertura, rubandogli un sospiro; nonostante la difficoltà della posizione l'accompagnatore proseguì minuziosamente nel suo lavoro, vibrando come una corda in crine d'asino quando avvertì il primo dito dentro sé, seguito subito dopo dal secondo.
    «Ngh...» un suono non meglio identificato uscì dalla bocca del rosso, quando il cliente cominciò a muovere le dita dentro di lui, seguendo il ritmo delle pompate, facendo così in modo che Lavi andasse quanto più possibile veloce. Ormai le nocche gli erano diventate bianche tanto stringere quel lenzuolo prossimo a strapparsi; sentiva la punta bagnata del proprio sesso che reclamava di essere strofinato su qualsiasi cosa, ma non poteva accontentarlo: così piaceva a Tyki e così doveva essere.
    Il portoghese si accorse del tremore diffuso del traduttore, soprattutto nelle gambe e sorrise bieco.
    «Allarga di più nh... le gambe.» ordinò, ringhiando appena di piacere.
    Lavi ubbidì, sollevando una mano per stuzzicare le ghiandole del moro e farlo arrivare al climax che non tardò poi tanto a raggiungere; bastarono ancora pochi secondi perché quell'atletico corpo abbronzato si tendesse, riversando l'intero suo seme, con un verso strozzato che sapeva di piacere e di lussuria, nella bocca del ragazzo, il quale lo ingollò per quanto gli fu possibile, lasciandosi sfuggire un rivolo che gli colò dall'angolo della bocca, arrivando al mento. Con un movimento fluido si liberò la bocca, tossicchiando appena, e Tyki smise di masturbarlo, sollevandosi da lui e rimanendo in piedi lì davanti.
    «Fammi assaggiare.» impose, ghignando appena.
    Lavi sollevò il busto in posizione eretta ed appoggiò le mani sul largo petto davanti a sé, puntellandosi con le ginocchia al materasso per poter così arrivare alle labbra dell'uomo che si fletté in avanti per colmare la loro apprezzabile differenza d'altezza. Quel bacio fu decisamente più passionale rispetto all'altro di poco prima: avevano infilato la lingua tra le loro bocche aperte, con le labbra perfettamente incollate le une alle altre, che si accarezzavano tra di loro, muovendosi allo stesso tempo della folle danza dei loro muscoli, dove quello del rosso condivideva con l'altro il seme che era rimasto.
    «Ora tocca a me...» sussurrò Tyki, una volta staccatosi dal bacio.
    «Non preoccuparti.» disse l'altro «Non vuoi vedermi mentre faccio da solo?» propose, visto che non era nuovo a quelle richieste da parte dell'imprenditore.
    «No. Ho voglia di toccarti, oggi.» sorrise sinistro, sedendosi sul letto con le gambe incrociate ed il membro nuovamente desto. Il palteaux era una cosa completamente sconosciuta al moro.
    «Va benissimo.» sorrise radioso il ragazzo, sedendosi a cavalcioni sulle gambe dell'altro, incrociando le proprie dietro la sua schiena.
    Tyki lo trascinò a sé, dandogli un bacio sulle labbra al quale rispose subito con ardore. Piccoli mugugni, intervallati dagli schiocchi bagnati dei loro molteplici baci, facevano da accompagnamento al fruscìo dei loro corpi che si accarezzavano tra loro, soprattutto in un certo punto, particolarmente voglioso, che strappava piccoli gemiti dalle labbra dei due.
    Il portoghese fece scivolare le mani ai capezzoli dell'escort, prendendoli tra l'indice ed il pollice per poterci giocare, spremendoli e stuzzicandoli.
    «Ah... Tyki...» si lamentò, scostando la bocca, che rimase collegata all'altra per mezzo di un filo di saliva, per poter ansimare. Adorava quelle sapienti mani che ormai lo conoscevano più di chiunque altro, perfino di sé stesso.
    A quell'invocazione, l'uomo fece scivolare la mancina al ventre del ragazzo, sfiorandogli il membro con il palmo della mano, rubandogli un altro lamento dalle labbra arrossate; per sentire dei versi più forti, sapeva già cosa doveva fare: afferrò senza forza, ma saldamente, la verga del rosso, cominciando a muovere velocemente il polso, appagandolo finalmente del suo patimento.
    «Aaahhh...» sospirò con voce roca a quelle agognate attenzioni. Il respiro si era fatto pesante e delle piccole perline di sudore stavano cominciando a fargli appena brillare la pelle alla luce rossastra della abat-jour.
    La destra di Tyki era ancora impegnata con il pettorale del ragazzo e, per non far ingelosire l'altro, portò la bocca a quella rosea areola libera, giocandoci con le labbra e mordicchiandola con i denti, rubando così ulteriori sospiri al rosso che gli teneva le braccia al collo per facilitare il contatto ad entrambi.
    «Tyki...» continuò ad ansimare il ragazzo tremante dal piacere «Ahn...» i suoi lamenti si facevano sempre più frequenti e rochi, come se la voce gli graffiasse la gola, mentre la schiena gli si incurvava dal piacere; notando tutti quei sintomi, l'uomo smise lentamente le sue attenzioni, facendo grugnire l'altro di insoddisfazione.
    «Qualche problema?» chiese, ghignando, una volta separata la bocca dal petto del rosso.
    «Nessuno.» mentì in parte, ricominciandosi a strofinarsi sul tonico corpo dell'imprenditore, dando piacere ad entrambi.
    Ad uno struscìo particolarmente profondo dell'escort, Tyki capovolse le loro posizioni, facendolo ritrovare di schiena al materasso, intrappolato sotto di lui.
    «Fammi quello che desideri.» gli sussurrò Lavi, eccitato, agganciando le gambe alla sua vita.
    «Allettante...» rispose, arricciando il labbro superiore in quello che doveva essere un sorriso; allungò la mano al comodino e tirò fuori un tubetto di lubrificante alla lavanda più un lungo laccio nero in ecopelle che posò accanto a loro, sul letto «Devo mettermi il preservativo?» chiese, cominciando ad aprire il tappino zigrinato.
    «Non ce n'è bisogno.» lo tranquillizzò, visto che non si faceva più toccare da nessun altro che non fosse lui «E da parte tua? » domandò.
    «Tranquillo. E’ solo con te che non lo indosso.» ghignò il portoghese, spalmandosi un po' del freddo gel violetto su tre dita per poi dare il contenitore a Lavi «Mettimelo tu.» ordinò, portando la mano in mezzo alle gambe dell'escort.
    «Sì.» asserì, mettendosene un'abbondante quantità sul palmo della mano «Ahn... Sei bellissimo...» sussurrò, cominciando ad afferrare la sua ingombrante gloria, sentendo il contrasto tra caldo e freddo, muovendo il polso.
    Tyki non rispose, penetrando nuovamente quello stretto orifizio con le proprie dita, che si strinse appena, rispondendo anche lui a quella differenza di temperatura; dapprima infilò una falange per poi farle diventare subito dopo due, muovendosi velocemente in lui, anche se non andava coordinato con l'ampio movimento del rosso sotto di lui, scosso da brividi di piacere. Il portoghese era veramente un fenomeno a letto, Lavi se n'era accorto dalla prima volta; se avesse fatto l'escort, avrebbe avuto l'agenda talmente piena da non poter andare neppure in bagno!
    In pochi secondi, il terzo ed ultimo dito raggiunse gli altri, preparando per bene l'intimità del ragazzo, che si lasciava sfuggire versi dalle diverse tinte: un po' di piacere ed un po' di velato dolore, come si poteva intuire dai suoi movimenti, non più fluidi ma scattosi.
    «Sei pronto?» chiese Tyki, leccandogli il collo, mentre continuava con i preliminari.
    «S-- Sì.» rispose spezzato l'altro, che aveva finito di preparare il membro dell'uomo, il quale, appena udì la risposta del traduttore, allontanò le falangi, pulendosi le dita, dal lubrificante rimasto, sull'interno coscia del rosso.
    Guidò l'accompagnatore in modo che si voltasse, mettendosi prono sul letto in maniera ottimale per entrambi; dopo ciò, prese il laccio sul letto e lo utilizzò per legare tra loro i polsi del ragazzo ed ancorarli alla testiera del letto, fissandoli per bene. Tyki non era un produttore di giochi per adulti per niente, visto che era lui stesso a provarli per primo, prima di metterli in commercio, e la sua "cavia" di fiducia era sempre Lavi, in quanto non era per niente contrario a quelle cose, infatti rise, stirando l'ecopelle per verificare che non fosse troppo stretta e notò anche che, come al solito, l'imprenditore gli aveva lasciato abbastanza giuoco per potersi slegare da solo.
    Tyki gli diede un leggero sculaccione e mise le mani al suo bacino come punto d'appoggio.
    «Stai andando bene.» ghignò l'uomo.
    «Significa che avrò il mio premio?» ridacchiò, vibrando quando l'umida punta del portoghese premette sulla sua apertura.
    «Può darsi.» rispose serafico, penetrando facilmente il ragazzo grazie al lubrificante, dandosi un colpo d'anche che gli permise d'inserire in lui l'intera punta.
    Lavi urlò a quell'azione, tra la pena presente ed il piacere che sapeva sarebbe venuto in futuro, sentendo il portoghese che continuava ad avanzare imperterrito.
    «TykiH!! Ahh!» urlava, mentre tendeva i muscoli e boccheggiava.
    «Mi piace quando mi invochi.» ghignò soddisfatto. Lavi era così... accogliente...
    Il moro arrivò a fine corsa, sentendo il calore dei suoi sodi glutei schiacciati contro il proprio bacino, che sentiva fremere per l'impazienza. Le intime pareti erano calde ed avvolgenti, sembravano fatte appositamente per contenere l'ingombrante sesso dell'uomo.
    «Muoviti...» lo pregò strozzato, digrignando i denti e strizzando l'occhio, mentre il rumore del vinpelle teso si sentiva fioco.
    L'imprenditore rise maligno.
    «Se è questo che vuoi...» per poi cominciare finalmente a muoversi dentro il corpo del giovane, godendo di ogni minima contrazione dei muscoli che lo avvolgevano.
    Tornato indietro con un movimento troppo lento perché l'altro non si lamentasse, rientrò in lui veloce, rubandogli un urlo carico di desiderio, ma che non ebbe nemmeno il tempo di essere terminato, che ne seguì un altro ed un altro ancora, sempre più forte, sempre più voglioso, cadenzato dalle spinte che gli dava il moro, veloci e letalmente studiate. Il letto cigolava sotto quelle profonde stoccate che andavano sempre più veloci, grazie ai bei movimenti del bacino del moro. Intanto l'altro cercava di aiutarlo, tenendo le gambe divaricate ed il didietro verso in alto, in modo facilitargli il moto e l'angolazione.
    Dopo alcuni secondi in questo modo, Tyki tirò fuori tutto il membro, reinserendo solamente la punta per svariate volte, sfamandosi dei richiami di Lavi, che non faceva nulla per contenersi visto che quello era il suo compito: sapeva il portoghese amava quando si lamentava a voce alta.
    «Dentro...» lo pregò, afferrando con la mancina una sbarra della testiera del letto e con l'altra il laccio in ecopelle per scaricare la tensione.
    «Non vuoi giocare?» gli chiese, sdraiandosi sulla sua schiena.
    «Voglio te...» si lamentò, muovendo il fondoschiena in modo da strusciarlo sul membro dell'uomo, il quale, a quelle parole, non resistette comunque oltre e rientrò diretto nel ragazzo, lasciandolo senza fiato e con un rivolo di saliva colante al mento.
    Ricominciò subito a muoversi, serrando la presa al bacino del ragazzo per andare più affondo.
    «TYKI!» le urla, che portavano il nome dell'uomo, riempivano la stanza assieme ai lamenti.
    Non riuscendo a trattenersi, Lavi cominciò a muovere il bacino, andando incontro al portoghese, creando così dei sinuosi ed armoniosi movimenti perfettamente all'unisono con quelli dell'altro, così da approfondire le spinte, dimezzando il tempo.
    Il membro inascoltato del rosso stillava appena, gonfio e pulsante dal desiderio di strisciarsi su qualcosa per acuire il piacere; sapendo bene la necessità del traduttore, il moro fece scorrere la mano dal materasso, sopra il quale erano entrambe poggiate, al petto, strizzandogli un capezzolo.
    «Pregami...» gli soffio, dannatamente voluttuoso nell'orecchio, facendogli venire la pelle d'oca.
    «Ti prego... Ah... toccami...» boccheggiò.
    «Non ho sentito...» lo prese in giro, strizzandoglielo un poco più forte.
    «TOCCAMI!» urlò con la poca aria che riuscì a richiamare nei polmoni «... ti prego...» aggiunse in un pigolio. Non ce la faceva davvero più, sarebbe impazzito.
    Sogghignando, decise di accontentarlo, facendo scorrere il palmo dal petto lungo il suo addome.
    «Aaah...» si lamentò, sentendo quella mano sempre più vicina. Se il moro gli avesse fatto un'altra delle sue finte, avrebbe sciolto il nodo e si sarebbe toccato da solo. Per fortuna non dovette arrivare a tanto, visto che Tyki afferrò saldamente la sua asta dura e pulsante, cominciando da subito a muovere il polso, andando a ritmo con le loro spinte.
    La voce dell'accompagnatore si fece più forte e roca a quel tocco sapiente e delle piccole insolenti lacrime di piacere cominciarono a solcargli la guancia sinistra, tradendo tutta l'emozione che portava in corpo.
    Le ondulazioni seguivano un'andatura in crescendo, sempre più veloci, tendendo ogni più minuscola fibra dei loro corpi sudati, caldi e tremendamente eccitati.
    «Tyki... io non... ah... resisto...» sussurrò appena udibile per avvisare l'altro.
    I suoi capi gli avevano da sempre inculcato in testa che non doveva venire prima del cliente, ma per quanto ci avesse provato, con Tyki era impossibile, ma, almeno, non gliene faceva mai una colpa.
    «Vieni pure...» gli sussurrò, leccandogli profondamente il cartilagineo padiglione auricolare «Lovely...»
    A sentirsi chiamare con quel buffo nomignolo che gli aveva affibbiato poiché così simile al suo nome da escort, Lavi non riuscì davvero a continuare oltre e venne colto dall'amplesso, riversandosi nella mano di Tyki e gocciolando poi sulle lenzuola, con un urlo che squarciò il silenzio della notte e che portava il nome dell'altro, il quale non riuscì a contenersi a sua volta, a causa di tutte le contrazioni che aveva sentite amplificate dentro quello stretto orifizio che lo aveva avvolto ancora di più per via degli spasmi muscolari, e trovò il piacere dei sensi venendo copiosamente dentro quel corpo tremate e senza forze.
    Mentre respiravano affannosamente, il portoghese tirò appena un capo del laccio nero e liberò l'altro, notando che aveva i polsi leggermente arrossati dallo sfregacciare e dal tendere di quel laccio, poi indietreggiò appena, uscendo da quell'antro di piacere con dei rumori bagnati, trascinando il proprio seme all'esterno, facendolo inavvertitamente colare lungo le cosce del ragazzo, il quale si lasciò andare lungo disteso sul letto. Quelli erano i momenti in cui Lavi ringraziava di non essere nato donna, così da non poter concepire figli, altrimenti si sarebbe trovato dietro una prole non indifferente!
    Tyki si sdraiò supino accanto a lui, coprendo i loro corpi sudati con il lenzuolo del letto ormai sfatto per poi posargli una mano sulla testa ed accarezzargliela. Con la mano libera prese il suo zippo ed una stecca da sopra il comodino e si accese la sigaretta, inspirandone forte il veleno. In una normale stanza d'albergo si sarebbero già messi in funzione il dispositivo d'antincendio, ma quella era una camera apposita per fumatori.
    I due rimasero in silenzio, senza dire una sola parola per diversi minuti, finché l’escort strisciò appena, arrivando all’altezza della spalla dell’altro che lo strinse a sé.
    «Quando sarà la tua prossima trasferta?» chiese, baciandogli un pettorale.
    «Un mese.» rispose l'altro, cupo.
    «Ah...» gli sfuggì dalle labbra «E'... è tanto tempo...» borbottò.
    «Se avrai nostalgia, potrai venirmi a trovare a casa, ogni tanto.» gli suggerì.
    «Non mi è consentito andare a trovare i clienti al di fuori del contratto d'azienda. Mi devi chiamare tu.» gli ricordò.
    «Uhn, vero.» rispose, spegnendo la sigaretta nel posacenere in vetro sul comodino «Ecco perché non ti puoi fidanzare...»
    «Se lo facessi mi licenzierebbero: dicono che non sarei più utile.»
    «Sì, me lo avevi già detto.» gli ricordò.
    «E poi... chi mai si metterebbe con un ex-escort? Eheh!» rise falso, nascondendo tutto il dolore che aveva con un sorriso.
    «Bah...» fece il moro, alzandosi per andare ad aprire la finestra.
    Lavi lo guardò mentre camminava per la stanza, nudo e bellissimo. Sapeva bene di non avere possibilità con Tyki: aveva una figura professionale da tenere sempre ben lustrata e, per questo, sapeva di non essere un buon partito, inoltre il portoghese non era di certo tipo da fidanzamento o robe del genere, in tanti anni non si era mai sposato né lo avevano mai visto a cena con qualcuno se non per lavoro.
    «Tyki?» lo chiamò, mettendosi a sedere.
    «Dimmi, Coniglietto.» fece lui, aprendo la finestra.
    «Non mi dovevi dare qualcosa?» fece, come se in realtà non gli importasse.
    «Te l'ho già data.» ghignò, toccandosi il pacco.
    «Marcantonio dei poveri!» ruggì, lanciandogli un cuscino addosso.
    «Ahah! Scherzavo!» rise, accendendosi una seconda sigaretta ed andando ai servizi «Vado ad aprire la finestra del bagno e torno.» lo avvisò, recandosi nell'altra stanza.
    «Ok.» fece Lavi, sforzandosi di immaginare cosa potesse essere «Probabilmente sarà un vibratore a forma di carota... Conoscendo i suoi gusti...» borbottò, alzando l' occhio al cielo.
    Intanto, il portoghese aprì la finestra per poi prendere il portafoglio dai propri pantaloni ed infilare un fascio di scribacchiate e sgualcite banconote di grosso taglio nel portadocumenti del rosso. Se Lavi l'avesse visto, non li avrebbe di certo accettati, ecco perché lo faceva in segreto. Ogni volta non acconsentiva mai a ricevere quei soldi per le sue performance, ma Tyki ci teneva a darglieli, e quella volta era il triplo rispetto ad una normale tariffa, così il suo escort avrebbe avuto un po' di liquidi in più senza dover andare con altri. Era un po' come se gli stesse pagando la fedeltà. Dopodiché prese due oggetti, di cui uno indossò, da un’altra tasca e tornò in stanza.
    Una volta che Tyki fu uscito dal bagno, Lavi notò che aveva qualcosa in più rispetto a quando era entrato: al collo portava una collanina d'oro con un pendente a forma di sole fatto con lo stesso elemento, mancante di alcuni raggi nella parte sinistra, mentre in mano recava un secondo piccolo scrigno, uguale a quello lasciato precedentemente a letto.
    «E quello?» chiese, geloso, indicando il sole.
    «E' un regalo che mi ha fatto Tyki Mikk.» tagliò corto, tranquillizzando il rosso che concentrò tutto il resto della sua attenzione sulla melina scarlatta.
    «Allora, cos'è?» chiese, restando a ginocchioni su letto.
    «E' una spada forgiata dai guerrieri delle lande più desolate della Terra di Mezzo.» fece, mimando un combattimento contro un mostro.
    «Non pensavo conoscessi Tolkien...» fece Lavi, visibilmente sorpreso.
    «Con la frase appena citata ho esaurito tutta a mia cultura a riguardo.» specificò, difatti «Tieni!» gli fece, lanciandogli il secondo contenitore «L'avevo portato in bagno con me per sicurezza.» ghignò.
    Lavi la prese al volo e si rigirò la piccola mela tra le mani prima di aprirla, sicuro di trovare un secondo verme con un messaggio per sfotterlo... La superficialità che contraddistingueva quell'uomo era qualcosa di epico! Ma, in barba a tutte le sue previsioni, all'interno del frutto proibito, come la loro relazione, vi era invece un ciondolo a forma di mezzaluna d'oro, con annessa catenina.
    «Ma... Tyki...» fece, incredulo, completamente spiazzato.
    «E' un mio regalo per te. Il dieci è il tuo compleanno...» gli ricordò, andando a controllare il cellulare lasciato sulla scrivania, facendo ciondolare il proprio pendaglio.
    L'occhio brillante del traduttore tornò al regalo appena ricevuto. Era felice.
    Tutto il dolore che portava nel cuore si era dissolto con quel piccolo presente.
    «Ma...» fece, accorgendosi che la mezzaluna doveva incastonarsi alla perfezione al gioiello a forma di sole dell'altro, nella parte senza raggi «Tyki!» lo chiamò, rincorrendolo, per potergli buttare le braccia al collo, con il cuore gonfio di gioia «Tyki…» sussurrò contro la pelle appena umida dell’uomo, che lo abbracciò forte.
    «Questo è un mio regalo, abbine molta cura.» gli disse il cliente, posandogli un bacio sulla fronte.
    Il ragazzo si strinse forte i due pendagli nel pugno, segnandosi mentalmente di recuperare entrambe le scatoline a forma di mela.
    Quel regalo era ciò che stava sempre aspettando, qualcosa che li legasse di più tra loro.
    «Certo.» lo rassicurò, sorridendo smagliante.
    «Ora andiamo a letto a dormire...» lo invitò, riappoggiando il telefonino sulla scrivania per poi guidandolo verso la porta.
    «Va bene.» acconsentì, prendendolo per mano.
    "Un giorno, Tyki, verrà l'eclissi ed il sole e la luna si incontreranno; fino a quel dì, aspettiamoci a vicenda... E non allontaniamoci troppo l'uno dall'altro..."


    Resta con me...

    image


    § Owari §
    XShade-Shinra





    -Note: Ho immaginato che le persone che doveva incontrare Tyki alla conferenza fossero: Seto Kaiba, presidente della Kaiba Corporation [KC]; Pegasus J. Crawford, dell'Industrial Illusions [I²] e Ciel Phantomhive, con la Phantom Company. Tutti loro dirigono aziende che hanno a che fare con i giochi.
     
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