Febbre [ L'orgoglio non sempre cura ]

Oz x Gil - Pandora Hearts -

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    Titolo del capitolo: Febbre [ L'orgoglio non sempre cura ]
    Personaggi: Oz Vessalius / Gilbert Nightray / Sharon Rainsworth / Xerxes Break
    Rating: Giallo
    Note dell'autore: One-shot / Comica / Romantica
    Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà della Sensei Jun Mochizuki; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.

    Febbre [ L'orgoglio non sempre cura ]

    «NO! Signorina Sharon, le ho detto che non voglio!» Nonostante l'elegante tappeto che ricopriva il pavimento, i passi frettolosi e preoccupati di Gilbert erano ben udibili fin dalla parte opposta al corridoio; passi seguiti da alcuni più leggeri ma imperiosi.
    «Gilbert, vieni qui! Stai male, devi riposarti!» La giovane ragazza battè, impettita e forse offesa, il tacco della scarpa per terra. Le guance gonfie e le mani sui fianchi le davano un'aria da bambina, che così tanto si discostava dalla realtà.
    Gilbert, dal canto suo, temeva di non riuscire più a muovere un passo. Giusto quella mattina, durante una passeggiata in città, era inciampato su una mela rotolata dal sacchetto della spesa di Alice e, sfortunatamente, aveva preso in pieno col viso una pozzanghera fredda e melmosa. Il cambiamento era stato breve: aveva subito accusato mal di testa e tosse. Nel giro di poche ore era peggiorato, facendo arrivare una forte febbre e mancanza di forze.
    Vedeva annebbiato, la testa pulsava forse troppo dolorosamente in corrispondenza delle tempie, e i capelli sudati gli andavano sugli occhi. Riuscì ad appoggiarsi al freddo muro di marmo con una spalla, cercando di riprendere una respirazione normale.
    Non solo si riteneva uno stupido per aver fatto quella magra figura davanti allo "stupido coniglio" e ad Oz; Sharon gli era corsa incontro, sfoggiando discutibili doti da infermiera. Molto probabilmente aveva ragione a voler far riposare l'uomo, ma non faceva altro che ottenere l'effetto contrario.
    Le orecchie di Gilbert percepirono silenzio. Evidentemente la ragazza si era arresa, e ne era tanto sicuro che si permise di abbassare la guardia.
    Grosso errore.
    «Ce l'ho fatta...?» Sembrava proprio di sì. Si distanziò dall'appoggio quasi vitale che era diventata la parete, provocandosi intelligentemente un capogiro tale da farlo arretrare. Ma non cadde come si era aspettato: cozzò contro un corpo morbido e caldo.
    «Gil-chan!» La luce del lampadario venne oscurata agli occhi dell'uomo dal viso di Break, che lo osservava con sguardo curioso - come un bambino -.
    Non riuscì a reprimere una smorfia. Di certo quell'uomo sarebbe stato ancor meno utile di Sharon, dato che la sua stessa presenza era garante di mal di testa e derivati. «Break... cosa vuoi?»
    «Io? Ma io niente! Vero Emily?» La bambola quella volta non gli rispose. «Mi stavo solo chiedendo come mai la signorina Sharon se ne stia seduta sul divano con un'espressione triste sulle labbra.» Era il solito Break. Cordiale sì, ma terribilmente falso e con una buona dose di meschinità nelle vene.
    Gilbert distolse lo sguardo, tentando di svincolarsi dalla presa dell'altro. Già non lo sopportava quando era in condizioni normali, figurasi con la febbre addosso e il cerchio alla testa.
    «Lasciami stare.» Borbottò allora, dando un leggero schiaffetto alla mano che lo teneva per l'avambraccio. Barcollò anche solo per il gesto, riandando ad accostarsi a quella parete che prima lo aveva sorretto così bene.
    «Non penso proprio, Gil-chan.» Rispose l'albino, scuotendo la testa ed alzando le spalle. «Tu che ne dici Emily? Lo lasciamo così alla parete per tutto il giorno?»
    «Eh eh eh. Penso potrebbe morire, sai?» Sghigniazzò la bambolina, che protese la tua testa verso Gilbert oramai ridotto ad uno straccio.
    Break schiuse le labbra in un ghigno giocoso. «Mi dispiace, ma se lo dice anche Emily...» Quel tono a Gilbert non piaceva. Con uno sforzo apparentemente impossibile alzò gli occhi ormai vitrei sull'uomo, giusto in tempo per vedere un qualcosa di scuro incombere su di lui.
    «No... Break, NON OSA--»


    Gilbert si svegliò solo un'ora più tardi. Sentiva che c'era qualcosa di diverso rispetto alla condizione in cui si trovava prima. Innanzitutto aveva addosso un pigiama -forse di Break-, ed era coperto da una pesante coltre di lana. Sentiva una presenza umida sopra la sua fronte: evidentemente Sharon era riuscita a mettergli una pezza bagnata per cercare di abbassare la febbre. Ma, per il resto, era stato lasciato solo.
    Non che gli dispiacesse... almeno così il mal di testa non si sarebbe acuito.
    Si ritrovò così a fissare il soffitto, senza pensare a nulla. Gli occhi guardavano un punto indefinito oltre la volta color prugna della stanza, oltre il tetto e forse anche oltre le nuvole. Si sentiva il corpo stranamente leggero, come mai gli era capitato da quando Oz era stato trascinato nell'Abisso.
    "Oz..." Al solo pensarci una fitta gli attraversò il cranio, costringendolo a chiudere gli occhi. Ma dove cavolo l'aveva colpito Break?!
    I suoi improperi mentali vennero interrotti dal leggero grattare della porta sul pavimento. Uno spiraglio di luce ferì l'aria immota della stanza, rilevando il volto di Oz.
    «Gil... sei sveglio?» Sussurrò, con la paura di svegliarlo e di incappare nelle ire di Sharon -non in quelle di Gilbert, sia chiaro-.
    Il moro ebbe solo il tempo di mettersi a sedere e di posare il pezzo di stoffa bagnata sul comodino. «Entra entra.» Tentò di mostrarsi in qualche modo sano.
    Ma Oz di certo non si faceva ingannare con una messinscena così debole. Entrò nella stanza chiudendosi la pesante porta alle spalle. «Come stai?» Chiese, avvicinandosi al letto a passi veloci e sedendovicisi sopra.
    Il più grande scosse piano la testa. «Benissimo!» Esclamò però, in contrasto con ciò che ovviamente il biondo vedeva. Il quale perse tempo a parlare.
    «Ti comporti come quando eri piccolo, Gil!» incrociò le gambe a mò degli indiani, esprimendosi in un grande sorriso. «Non vuoi mai dirmi quando stai male. Perchè?»
    L'interpellato arrossì, come punto sul vivo; abbassò lo sguardo sulle coperte, leggermente sgualcite.
    «E' che... io non voglio farti preoccupare, Oz. Nonostante tutto, il più grande sono io, e avendo il dovere di proteggerti devo essere forte.» Il mal di testa si era acuito di colpo, come se qualcuno stesse conficcandogli un chiodo in testa delle dimensioni di una pera. «Non posso farmi battere da una febbre, capisci? I--»
    E ancora una volta non fece in tempo a finire la frase, che qualcosa si avvicinò al suo viso. Ma non era il bastone di Break, ma piuttosto le fresche labbra di Oz che si posarono sulla sua fronte bollente.
    Il tempo sembrò fermarsi, il momento protrarsi fino all'infinito e poi tornare indietro. Un attimo infinito e allo stesso tempo troppo breve, dato che Gilbert venne privato in fretta dalla presenza di Oz così vicino.
    «Gil.» il viso del biondino era acceso di contentezza. «Non hai più la febbre.»
    Evidentemente per guarire a Gilbert serviva solo un incentivo, e un pizzico d'orgoglio in meno.

    Febbre [ L'orgoglio non sempre cura ] -Fine-




    Postata anche qui sotto l'insistenza di Sma <3
     
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0 replies since 22/1/2010, 11:45   132 views
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