Nothing, Nowhere

Tyki + Lavi

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  1. 'r a b i;
     
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    Titolo del capitolo: Nothing, Nowhere.
    Personaggi: Lavi / Tyki Mikk [ accennato ]
    Rating: Arancione
    Note dell'autore: One-shot / AU / Dark / Nonsense
    Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà della Sensei Hoshino Katsura; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.



    .Nothing, Nowhere.






    Bruciavano. Come se al loro interno fosse stato iniettato fuoco liquido -che cosa assurda!-; ad ogni passo, ad ogni metro macinato dalle gambe che non volevano nè potevano fermarsi, il dolore aumentava. Come la spia delle macchine che avverte quando la benzina sta per finire. Il principio era più o meno lo stesso. Solo che una macchina può permettersi di fermarsi. Colui che stava così pietosamente correndo verso una qualsivoglia salvezza invece no.
    Non sapeva bene cosa lo stesse inseguendo. A dir la verità non sapeva nemmeno il perchè si trovasse in quella situazione, ma tutto il suo corpo urlava di correre e di fuggire quanto più velocemente possibile. Il sudore appiccicava i capelli rossi al cranio, rendendoli fastidiosamente pesanti e quasi odiosi, dato che ostacolavano la vista del ragazzo già di per sè guercio.
    Correva l'erba sotto i suoi piedi -ma era davvero erba?- che implacabile assisteva a quella fuga disperata dall'Inferno verso l'Ignoto. Verso il Nulla ed il Nessuna Parte.
    Andando avanti sotto quel cielo pieno di stelle straniere ed inquietanti, il ragazzo dai capelli rossi potè sentire l'umidità protendere le sue dita avide verso i suoi vestiti, verso la sua pelle e verso il sudore che piano piano andava ghiacciandosi provocandogli brividi che nulla avevano di così normale. Una foresta, ecco da dove provenivano quegli artigli di sentore umido e di decomposizione.
    Quell'odore niente affatto gradevole riuscì ad arrestare la sua folle corsa alle prime propaggini della foresta. Arricciò il naso, per nulla convinto. Quel luogo emanava un fetore di decomposizione e di corruzione, esattamente come una sepoltura recente appena scoperchiata da dei tombaroli.
    Sembrava quasi che respirasse, e che quell'odore fosse esattamente il fiato di quell'ammasso di tronchi.
    Ma non ebbe tempo per rifletterci a lungo. Un sospiro corse lungo il suo collo sudato e ghiacciato, ripetendo in una lingua dal suono aspro e duro come rovine dimenticate il suo nome. «Lavi...»
    Il ragazzo così chiamato strinse le mani a pugno. Non avrebbe dovuto rilassarsi, si era fatto davvero troppo vicino. Ruotò il corpo, con uno scatto nervoso, per poter vedere almeno la morte in viso. Ma nulla. Solo una leggera nebbiolina, ed il lontano e costante battito d'ali di un insetto, probabilmente una falena.
    Con i muscoli tesi ed il cuore che pareva voler scoppiare da un momento all'altro, cominciò a muovere lenti e ravvicinati passi dando la schiena agli alberi antichi. Fu molto probabilmente un grosso errore. Come animato da vita propria, l'albero a Lavi più vicino sollevò una radice -o era già sollevata?- e il piede del ragazzo vi inciampò.
    Per un attimo il mondo perse coesione e consistenza, tramutandosi in un vorticoso mulinello di verde marcio e di profumi stantii, dimenticati da tempo. Non c'erano più alberi definiti, terreno definito e paure indefinite. L'unica cosa reale era per l'appunto la paura, che assunse i connotati di una presenza scomoda e in qualche modo familiare.
    Dall'aria -se di aria si trattava, non ne era più così sicuro- sbattè con forza la schiena contro ciò che indubbiamente era terra. Una strana terra nera, senza un filo d'erba a donargli colore, che si allargava sotto quel bosco che fino a pochi secondi prima lo aveva così tanto angosciato. Ma non era un bosco come tutti gli altri. Innazitutto era silenzioso. Non un rumore, nemmeno un accenno vago alla vita che dovrebbe popolare gli alberi ed il terreno. Vuoto e silenzioso, come una tomba. E poi...
    «Non ci sono foglie...» La voce di Lavi, di solito squillante e pregnata d'allegria, in quel momento era terribilmente roca e consumata. Forse colpa della folle corsa, forse colpa di quel silenzio che tendeva a fagocitare ogni rumore differente da sè stesso.
    Il grattare delle scarpe del giovane sui sassi sembrò l'equivalente di un tuono, ed il rimbombo dei suoi passi era come un terremoto che scuoteva la terra fin nelle sue più nascoste e proibite fondamenta. Sembrava essere completamente solo, in quella tomba fatta di terra.
    Vagò tra quegli scheletri di una natura ormai dimenticata, sfiorandone ogni tanto i corpi con la mano. La maggior parte di essi andò in frantumi, sparendo dalla faccia di quel mondo silenzioso come se non fosse mai esistita.
    Passò molto tempo, nemmeno Lavi seppe quanto. Il paesaggio era tutto uguale, e solo una strana luminescenza proveniente dagli alberi più bassi permetteva di distinguere quanto bastava per mettere un piede davanti all'altro. La noia e la monotonia di tutto quello fecero abbassare ogni livello di prontezza di riflessi del ragazzo, che nemmeno si rese conto di essersi fermato in quella che sembrava una radura. Di fronte al suo sguardo improvvisamente attento e forse spaventato stava uno scheletro. Dal torace fatto di costole marcite ed antiche sporgeva un ramo crudele, della stessa consistenza e durezza del corallo marino. Vincendo lo sdegno e la ripugnanza, la curiosità montò come un'onda nella mente del ragazzo, che si avvicinò per sfiorare le orbite vuote e sole di quello scheletro.
    Da quanto tempo si trovava lì? Anche lui aveva vagato per quella foresta? E perchè era morto con un ramo nel petto?
    Deglutì, e sentì la saliva raschiare la sua gola ormai riarsa. Il terrore provato prima durante la corsa si era liquefatto di fronte all'orrore di morire lì, lontano da qualsiasi forma di vita come lui la intendeva senza poter fare assolutamente nulla per combattere. Passò la mano sul ramo, e solo a quel punto udì il primo, terribile rumore di quel luogo d'incubo. Un cupo borbottio, simili a tamburi in gallerie sotterranee e perdute, che sembrava provenire da molto lontano, si stava avvicinando in fretta. Lavi si fermò, portando lento le mani contro il petto. Poteva giurarci di aver visto gli alberi muoversi dopo l'inizio di quel requiem così terribile.
    E difatti era proprio così. Lenti, silenziosi come tutto in quel mondo, stavano accerchiando il ragazzo e lo scheletro. Protendevano verso di lui rami speculari a quello che sicuramente aveva sottratto la vita a quell'uomo senza nome, rami che brillavano sinistri agli occhi di Lavi come tante spade letali.
    Cercò di muoversi, per scappare, per sfuggire a quella trappola apparentemente mortale. Ma i suoi piedi non vollero ubbidire. O meglio... erano semplicemente svaniti. E solo in quel momento potè notare, con terrore sempre crescente, una mutilazione dello scheletro poco distante.
    Mancava dei piedi.
    Provò ad urlare, a respingere quei tronchi senza vita con tutta la forza che poteva esercitare in un momento terribile come quello. Ma le corde vocali non rispondettero alla supplica, solo le braccia riuscirono in qualche modo a tardare l'ora della sua morte.
    «Lavi...» Una sottile carezza alla base del collo, un sospiro liquido sulla pelle terribilmente tesa. Un lampo di occhi dorati, e poi un dolore lancinante seguito dal buio.

    «Uh uh.» Una figura vestita dell'oscurità che era tornata ad ammantare quel luogo si chinò per raccogliere coi guanti bianchi del sangue che dal corpo ormai martoriato e distrutto del giovane era sprizzato a bagnare la terra nera.
    Se ne bagnò l'indice, portandoselo alle labbra con un'unica fluida mossa. E poi rise.
    «Who is the next? Nothing, Nowhere, is you coffin.»
    Il silenzio immoto era disturbato solo dal gocciolare del sangue.

    .Fine.


     
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  2. EndriuWEIRDO
     
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    aaa *-*

    mmmi ppppiace!:3
     
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1 replies since 24/3/2010, 12:29   93 views
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